"Mostruosamente divertente”: così è stato annunciato l’arrivo in Italia di Frankenstein Junior, il nuovo musical di Mel Brooks, prodotto in Italia dalla Compagnia della Rancia, sulla scia del precedente allestimento italiano di The Producers (2006).
Tutto vero, il pubblico del Teatro della Luna di Milano si diverte, ride di gusto, in alcuni casi addirittura anticipando le celebri battute del film cult del 1974 – dal quale è tratto lo spettacolo – complice la traduzione di testo e liriche assai fedele all’originale compiuta da Franco Travaglio (il quale, questa volta, più che in precedenti occasioni, si è anche divertito nell’inserire riferimenti a personaggi noti al pubblico italiano, da Hopkins alla Hunziker, spingendosi fino a Ratzinger!, n.d.r.).
Sulla base di queste premesse, il risultato finale potrebbe apparire scontato, ma questo Frankenstein Junior prima di essere uno spettacolo divertente è “mostruosamente musical”. L’esperienza registica di Saverio Marconi in questo campo, unita al genuino entusiasmo del regista associato, Marco Iacomelli (e di tutto il cast), offre al pubblico un musical in cui nulla viene lasciato al caso e ogni elemento occupa adeguatamente il posto che gli spetta. Il regista ha inoltre mantenuto la promessa di un allestimento quasi cinematografico, non rinunciando all’effetto bianco e nero e a un’atmosfera gotica; merito soprattutto delle scene di Gabriele Moreschi, dinamiche e complete, una vera soddisfazione per gli occhi di chi le osserva. Lo stesso effetto è dato dal disegno luci di Valerio Tiberi. Le musiche di Mel Brooks sono gradevoli e, in alcuni casi, rimangono impresse nella memoria (Il cervello, Non toccarmi, Era il mio boyfriend, Vita, Transilvanica magica, Profondo) non meno del celebre violino che suona all’apertura dello spettacolo.
Giampiero Ingrassia si cala completamente nei panni del protagonista Frederick Frankenstein; in particolare la sua interpretazione (in coppia con la Creatura, interpretata con abilità fuori dal comune dal baritono Fabrizio Corucci, n.d.r.) sulle note della celebre Puttin’ on the Ritz, di Irving Berlin risulta strabiliante; merito anche delle coreografie di Gillian Bruce, che rende questo uno dei numeri più “Broadway-style” visti negli ultimi anni.
La naturale predisposizione comico-interpretativa di Giulia Ottonello nei panni di Elizabeth Benning, fidanzata del dottor Frankenstein, le garantisce meritati applausi dalla platea, nonostante una recitazione, a tratti, votata all’eccesso. Nel complesso, però, il cast sembra concentrato nel non far rimpiangere al pubblico lo spirito della pellicola originale, e in questo caso a risentirne e il “mordente” tutto teatrale di alcuni ruoli, come ad esempio la simpatica Inga (Valentina Gullace), la mitica Frau Blucher (Altea Russo) e l’Ispettore Kemp (Felice Casciano). Paradossalmente, si nota come alcuni ruoli minori, presi singolarmente, risultino (teatralmente) di maggior impatto: ne sono esempi il barone Victor von Frankenstein (Roberto Colombo) nel brano Entra nella ditta e l’Eremita cieco (un eccellente Davide Nebbia, n.d.r.), che canta Qualcuno.
Chi lascia il segno, fin dalla sua prima, “furtiva” apparizione sul palco è sicuramente Mauro Simone, arguto e smaliziato Igor, che nulla ha da invidiare all’indimenticabile Marty Feldman.
In scena a Milano fino al 27 gennaio, poi in tour in tutta Italia fino a maggio.