Una donna è anche madre, nipo…

Una donna è anche madre, nipo…
Una donna è anche madre, nipote, moglie, amante, fidanzata, sorella. La figura che si staglia sul palco, di bianco vestita, non ricorda lulla della sua vita e attende paziente che siano gli altri personaggi una volta in scena ad attribuirle un ruolo sempre differente. Perché lei ha perduto la memoria e non ha nome. Quattro persone si presentano a lei, ognuna con una soluzione diversa per l’enigma, sulla scenografia spoglia. Sono pronte ad offrirle una nuova identità o a farle rivivere il passato che potrebbe indossare, in una girandola di anni trascorsi ed esperienze riesumate per l’occasione. Tutto si svolge in una stanza in costruzione, un temporaneo ospedale, un non luogo al centro del quale c’è uno specchio, al di là del quale la realtà, un occhio che guarda o semplicemente un muro. La sala La Cavallerizza del Teatro Litta di Milano, in particolare, è il palco perfetto dove mettere in scena la piece, una grotta naturale che accoglie l’incompiuto. Il testo e la regia, infatti, scelgono di non dare risposta certa al punto interrogativo iniziale: l’identità non si spiega, tutto resta come sospeso. Il testo originale di Josè Sanchis Sinisterra si perde un po’ nella tradizione italiana rinuncia a parte della sua incisività. Milano, teatro Litta 24 gennaio 2009