In F.R.I.D.A. cinque donne e sei uomini danno voce alle parole, ai sentimenti, ai diari e alle lettere di Frida Kahlo e, quando serve, anche alle persone che l'hanno circondata, padre e madre, sorelle e amiche, e a Diego Rivera marito e fissazione amorosa cui Frida resterà sempre legata come donna e come artista.
Tra date e accadimenti biografici fondamentali, la vita di Frida viene raccontata coralmente come in un oratorio, tra citazioni, memorie, evocazioni di un racconto collettivo che si fa agiografia e non riesce a trovare una sua vera fisionomia.
Non ci sentiamo di criticare la scelta dello spettacolo che racconta solamente la vita privata di Frida, così strettamente legata al suo lavoro di pittrice (alcuni dei quadri vengono proiettati a sottolineare qualche stato d'animo o passaggio importante della sua biografia così come viene raccontata sulla scena) sottolineando l'amore per il marito, nonostante i suoi mille tradimenti, invece di raccontarci la pittrice, l'attivista politica, la docente di storia dell'arte.
Di questa rievocazione biografica critichiamo però l'omissione degli amori che Frida ebbe con uomini (Breton, Trotsky) e donne (Tina Modotti) illustri, nel testo praticamente assenti (la presenza di Trotsky è attestata solo come personaggio illustre).
La Frida di Properzi appare una donna remissiva e fragile che poco si confà non solo alla donna reale ma anche all'icona parafemminista che Kahlo, a torto o a ragione, ha cominciato a incarnare dopo la sua morte.
La presenza dei e delle performer in scena non sembra seguire un criterio narrativo né un criterio spaziale chiari.
Le pause tra un momento scenico e il successivo, amplificate dal buio e dalle musiche, danno piuttosto un senso continuo di esitazione al quale contribuisce anche la postura, distratta e poco precisa, di attrici e attori, soprattutto nei controscena, inesistenti.
In uno dei tanti momenti corali, per esempio, quando racconta del suo desiderio per il corpo assente dell'amato bene, Frida si bacia e si abbraccia con tutti gli attori e tutte le attrici in un gesto che si dovrebbe fisicamente spostare da un perfomer all'altra eppure questo movimento non diventa respiro, non cresce, non monta né esplode rimanendo un timido abbozzo che non trova uno sviluppo adeguato.
Attrici e attori che appaiono abbandonati a se stessi e se stesse di modo che anche la recitazione ne risente. Danno fastidio non tanto certe loro piccole esitazioni o imprecisioni nella dizione, quanto l'inadeguatezza dell'intenzione con la quale le battute vengono date che non restituiscono mai con credibilità nessuno degli interventi in cui le varie Frida dipanano sentimenti e disperazione.
Una inefficacia la cui responsabilità è della regia prima ancora che dei limiti di questo o quell'interprete.
Questo impaccio di gruppo caratterizza l'intera messinscena e il difetto ci pare più strutturale che dell'esecuzione, come se la regia non abbia voluto davvero sviluppare coerentemente le intuizioni eleganti che aveva avuto.
Ne risulta uno spettacolo imbolsito e poco ispirato, che fa rimpiangere quello che poteva essere e che sulla scena non è stato, mancando dell'alchimia necessaria per accendersi e accendere il pubblico.
Un pubblico generoso e di parte che ha applaudito dando segno di avere apprezzato grandemente.
E, anche stavolta, chi siamo noi per dargli torto?
F.R.I.D.A. FOLLI RELAZIONI IDEALI DOLOROSAMENTE AMOROSE
Una Frida troppo <i>privata</i>
Visto il
21-03-2014
al
Carrozzerie n.o.t.
di Roma
(RM)
F.R.I.D.A. Folli Relazioni Ideali Dolorosamente Amorose