Prosa
GENIUS LOCI - L'ARSENALE DAL PASSATO AL FUTURO

Storia e leggenda per una serata tutta meneghina

Storia e leggenda per una serata tutta meneghina
È corretto che il sottotitolo a “Genius Loci” contenga la parola “iniziativa”. Non si tratta di spettacolo in senso stretto; quello che Marina Spreafico porta in scena al Teatro Arsenale è più un racconto, un’immersione storica, un viaggio nel tempo. Alla scoperta delle origini di un luogo - il teatro stesso - delle sue vicissitudini, dei suoi mutamenti, delle sue molteplici facce. Un’idea bella, interessante, vissuta con semplicità e libertà: si vuole mostrare l’anima di un luogo, raccontare chi ci è passato, quando e come. E soprattutto, cosa ha lasciato. Perché tutto, anche un teatro, è stratificazione. Per raccontare la storia dell’Arsenale si parte da lontano, dalla Milano medievale (lo stabile, nella sua versione originaria, risale al 1273) e si risale attraverso i secoli, le storie dei santi e degli eretici, dei martiri e delle donne papa. Storie di espropri, ricostruzioni, cambi di funzione, ampliamenti e ristrutturazioni dello spazio e delle attività. Leggenda, agiografia, storia, racconto: tutto si mescola in un percorso visionario e la cui complicatezza a volte fa sorridere. Ascoltiamo la storia di San Pietro Martire (guida dell’Inquisizione a Milano nella metà del 1200, morto assassinato da una roncolata per 40 lire!) per contestualizzare: a Milano metà della popolazione era più o meno ufficialmente eretica e in Arsenale aveva la sua sede una comunità di umiliati, inventori del primo vero sistema industriale; apprendiamo che l’Arsenale è stato poi sede di Guglielmiti, alla cui testa c’era Maifreda da Pirovano, donna che ebbe l’ardire di tenere messa vestita in abiti papali. Ci raccontano del passato da collegio del Teatro, quando nel Cinquecento il conte Taegi lo rese sede di una esclusiva scuola per dodici allievi meritevoli ma senza mezzi. Sconsacrato da Napoleone nell’Ottocento, diventa un teatro, e poi di nuovo una chiesa durante il Risorgimento; e ancora sede di incontri antifascisti durante il regime e, con la guerra in Vietnam, circolo di ritrovi politici; torna chiesa per qualche anno con i metodisti; dal 1973, definitivamente, la sua funzione è quella di teatro. Un luogo complesso, che ha cambiato volto innumerevoli volte, che ha avuto un campanile (ora inglobato da una serie di appartamenti), un cimitero (in cui ancora si possono riesumare ossa); una volta a capriate in legno (che si intravede dagli oblò sul tetto). Un luogo affascinante e contraddittorio (la stessa costruzione architettonica ne rivela la natura profondamente schizofrenica: le quattro pareti interne sono una diversa dall’altra!). Se non si ha la pretesa di andare a vedere uno spettacolo - e tanto meno uno spettacolo drammaturgicamente compiuto e unitario (ruoli non sono chiari, ritmo non sempre vivo e coinvolgente, alcune sbavature e imprecisioni) - è davvero possibile godersi una serata in compagnia della storia e di alcune curiosità che un milanese non può che apprezzare.
Visto il 23-09-2009
al Arsenale di Milano (MI)