Tra il serio e il comico in un continuo rimando/ lo spettacolo Giocando con Orlando si va dipanando.
Si potrebbe iniziare così, rispettandone il ritmo rimato, a raccontare la messa in scena in chiave 'giocosa' dell'Orlando Furioso di Marco Baliani che lo interpreta insieme a Stefano Accorsi. Una risposta concreta al fatto che, dopo un tempo di ascolto, lo spettacolo ha un primo effetto: smontare la diffidenza verso un testo che vive in poesia, in ottave e ritornare all'idea che la musicalità ritmica possa aiutare ad alleggerire, capire, apprezzare il senso e la singola parola. Con occhio divertito. Un taglio e un valore quasi educativo, di riappropriazione, che è reso chiaro dalla chiusa dello spettacolo in cui l'incompletezza del racconto di tutte le storie e dei personaggi, diventa un invito, per il pubblico tutto, alla lettura dell'intera opera di Ludovico Ariosto.
Fin dall'incipit, con la presentazione dello spettacolo da parte dell'attore-regista-personaggio Baliani, è chiaro che si procede su un doppio livello: il testo e la sua messinscena, la parola poetica che racconta la storia e il suo farsi, il suo diventare Teatro. Lo spettatore viene coinvolto, dunque, nel meccanismo, in una lettura metateatrale che giustifica il senso dello spettacolo stesso. Viene spiegata l'origine e l'evoluzione di questo spettacolo: la domanda fatta a Baliani di Accorsi di interpretare da solo l'opera, la realizzazione in un personaggio e una 'spalla' del testo, la chiave scelta di un racconto come se uscisse dalla stessa bocca di Ariosto, immaginando come potrebbe declamare il suo testo. Un intro in cui dal semplice parlato in italiano corrente si passa a un italiano in rima, chiarendo da subito che uno dei temi è a lingua, la ricchezza e bellezza dell'eloquio letterario.
Ma non solo. Oltre e affianco o meglio dentro il corpus di storie che ben si intrecciano la parola si fa corpo. Il punto è come definire la parola pura dei versi? La strada scelta e ben chiarita dal titolo: attraverso la serietà del gioco, l'immedesimazione e la creazione fisica dei personaggi, proprio come fanno i bambini. E allora la messa in scena diventa sempre più chiara: da una parte Accorsi declama versi, novello Ariosto, dall'altra dialoga e battibecca con Baliani che sostiene la fisicità del testo con il suo esser orco, duellante, cavallo. Il gesto aiuta ad aprire le porte della fantasia immaginativa, a creare realtà. Il ruolo di 'spalla' di Baliani gli consente pure di fare digressioni, attualizzazioni, raccontare piccoli passaggi di storie.Tutta l'ironia e la risata scatta proprio in questo dialogo tra i due, nell' improvvisare discorsi alla maniera di Ariosto, nell'attualizzare i personaggi (il sottile gioco tra Brunello e Brunetta), nella ricerca di una freschezza giocosa che parte dagli spunti che la parola poetica propone. A volte la fisicità del gioco prende il sopravvento, andando oltre la parola del testo, e obbligando la scena ariostesca a fermarsi creando siparietti tra i due attori-personaggi. Così accade per la ricerca del suono del cavallo eccessivo o per lo studente suono del mare. Occasioni di indubbia comicità.
Il punto è che oltre la bellezza delle storie, del canto delle donne e cavalier, della corte e delle audaci imprese d'amore e d'armi, della follia che può diventare occasione, oltre la voglia di ricordare il mondo di uno dei più grandi scrittori italiani, sgacemente raccontate il testo diventa un pretesto per parlare d' altro. Per dare indicazioni interpretative e suggerire spunti di riflessioni (come sull'amore e la condizione femminile).Per parlare di un'altra grande magia, quella del Teatro, che non ha bisogno di sovrastrutture ma solo di buone storie, di una decisa presenza scenica e di un ricercato autentico e giocoso divertirsi che riesce a coinvolgere tanto da rendere concrete immagini fatte solo di parole. Dimensioni date dall'umano e tutte rispettate in questo spettacolo. In questo senso è chiaro che le uniche note di colore in scena, rispetto alla sobria scenografia fatta di pedane, ai sobri costumi (Stefano Accorsi vestito in nero, Marco Baliani in nero e grigio con una maglietta con cappuccio utile al gioco delle trasformazioni) sono i cavalli di Paladino, colorati, asimmetrici a fondo scena: scenario necessario affinché la vorticosa giostra di Orlando pazzo abbia inizio!