All’Aurora di Marghera (Ve) per la sezione Specie Protetta - Drammattori della Stagione di Teatro Contemporaneo è andato in scena lo spettacolo Gioco di mano prodotto da Carrozzeria Orfeo con la collaborazione del Centro Rat - Teatro dell’Acquario. Quattro generazioni a confronto prendono vita dai racconti di una sola voce, quella di Gabriele Di Luca, attore e autore dello spettacolo di cui firma anche la regia assieme a Massimiliano Setti.
Di Luca, accompagnato dalle note del pianoforte di Daniel De Rossi, riesce ad evocare, in uno spazio vuoto, una sorta di saga familiare in cui quattro componenti del ramo maschile della sua famiglia, due morti e due vivi, si passano il testimone del gioco della vita che si riscopre ciclica nel suo continuo ritorno di date, frasi, azioni, emozioni.
È l’ultima generazione, rappresentata da Gabriele, ad avere il compito di narrare gli eventi al pubblico che, man mano, sembra divenire implicito protagonista della vicenda, un amico a cui confessare anche le più intime faccende private. E se il titolo ammicca e incuriosisce, De Luca è diretto e non lascia nulla all’immaginazione; il fantomatico ed eufemistico 'gioco di mano' è il filo conduttore della storia, peccaminoso ma inevitabile: la masturbazione assume caratteristiche grottesche ogniqualvolta un padre scopre il proprio figlio nell’atto, ma è esattamente quello il momento in cui tra i due si instaura quel passaggio di testimone che, attraverso le generazioni, permetterà di conservare gli stessi atteggiamenti e reazioni di chi li ha preceduti.
Sul finale dello spettacolo sembra addirittura che nella persona di Gabriele si riassumano, attraverso illusioni o sogni, anche le figure del padre Roberto, perennemente infelice, che paragona la vita ad una galera, del nonno Nello, burbero ma anche generoso, rimasto mutilato delle gambe in modo assurdo a 21 anni, e del bisnonno Domenico, diventato improvvisamente vecchio in un giorno per aver osato troppo. Tutti insieme i membri della famiglia Di Luca, per una volta, idealmente riuniti, compiono una rocambolesca fuga verso il mare, intenti a sfuggire un improbabile San Pietro sceso sulla terra per recuperare il nonno Nello ma che si lascia, alla fine, 'corrompere' dai Di Luca e da un piatto di trippa.
Gabriele porta con sé e su di sé attraverso gesti e parole, le tracce lasciate da coloro che, prima di lui, di diritto si sedevano a capotavola, posto che, ricevendo il testimone da suo padre, un domani, spetterà anche a lui.
Ironico ma anche intenso, “Gioco di mano” è uno spettacolo fresco, ben architettato nel ritmo e nelle pause, coinvolge perché racconta una storia d’amore, di vita, di morte, una storia di scoperte e paure, di sogni e di angosce, una storia che inevitabilmente accomuna tutti per il suo trattare temi universali.
Molte risate e molti applausi da parte del pubblico in sala.