Prosa
GIORNI FELICI

Troppe aspettative per un classico immortale

Troppe aspettative per un classico immortale

Il Franco Parenti ha inserito in cartellone uno dei grandi classici del teatro del Novecento. Dopo il debutto nazionale al Teatro Stabile di Torino, “Giorni Felici” di Samuel Beckett sembrava pronto a replicare il successo sul territorio milanese. Si tratta di un allestimento da far tremare i polsi, con il testo tradotto da Carlo Fruttero e la regia di Andrea Renzi.

Nel dramma ci sono due personaggi, una donna e un uomo, dai nomi simili che giocano con le allusioni ai verbi inglesi ‘will’ e ‘win’ nella loro forma abbreviata. A portare in scena la protagonista di uno dei maggiori testi del '900, è Nicoletta Braschi. Con la borsetta e il cappellino, sepolta nelle rocce, destinata a un'irrimediabile immobilità, Winnie parla senza sosta di qualsiasi cosa le venga in mente. Al suo fianco e votato al medesimo destino Willie (Roberto De Francesco).

Eppure qualcosa non funziona. Il confronto con un testo classico come questo di Beckett risulta sempre molto impegnativo. Quando poi ci si mettono nomi di peso forse le aspettative diventano mastodontiche.
Ecco perché allo spettatore non possono sfuggire alcuni dettagli come il volto di Winnie/Braschi che mostra un’alternanza di smorfie piuttosto che mostrare i sommovimenti dell’animo. Oppure la sua voce statica che regge con difficoltà l’alternanza dei registri richiesti dall’autore.

La libertà dell’interpretazione purtroppo ha un limite e si riscontra proprio tra le pieghe del testo, nella protagonista bionda, immobile tra le pietre, che affronta la recitazione con una afflizione personale che non riguarda il personaggio.
Uno dei momenti più alti del teatro novecentesco è così ridotto a una versione un po’ troppo stiracchiata.

In compenso lo spazio scenico è stato ridotto a un’estrema semplicità che dovrebbe esaltare la parola, il testo e le battute. Del resto bastano davvero pochi elementi scenici per ricostruire l’ambientazione di Beckett.

Il risultato finale resta comunque al di sotto delle aspettative. Si esce dal teatro con un dubbio irrisolto, come se lo spettacolo non si fosse realizzato del tutto.
Nonostante gli applausi ripetuti ed estasiati del pubblico in sala, il rischio è che certi Giorni Felici si trasformino in un incubo. Chissà che ne penserebbe l’autore, premio Nobel per la letteratura.

Visto il 12-11-2013
al Franco Parenti - Sala Blu di Milano (MI)