Lirica
GIOVANNA D'ARCO AL ROGO - JEANNE D'ARC AU BUCHER

Roma, Auditorium Parco della …

Roma, Auditorium Parco della …
Roma, Auditorium Parco della Musica, “Jeanne d'Arc au bûcher” di Arthur Honegger TUTTO PER VOLERE DI UN PAPA MARCHIGIANO Jeanne d'Arc au bûcher ha inaugurato la nuova stagione concertistica dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la cui orchestra festeggia cento anni di vita (è nata nel 1908), anche se le sue origini sono precedenti. E di molto. Nel 1585 sale al soglio pontificio il marchigiano Sisto V, Felice Peretti di Grottammare, il quale subito riorganizza la Congregazioni romane, aggiungendo alle altre la nuova Congregazione dei Musici, da lui fondata nel maggio 1585 con la bolla “Ratione congruit”, ponendola sotto la protezione dei Santi Gregorio e Cecilia. Sisto V, uomo dotato di intelligenza non comune e di acume spiccatissimo, sceglie un gruppetto di musici viventi a Roma, accomunati da criteri stilistici definibili non di certo “popolari”, fra i quali Giovanni Pierluigi da Palestrina (al quale la città natale dedica un Festival di musica antica e sacra proprio in questi giorni). La prima sede della Congregazione di Santa Cecilia è il Pantheon e da subito si scontra con i cantori della Cappella Sistina, altra prestigiosa istituzione musicale romana, ma successivi papi riconoscono ai ceciliani molti privilegi, fino alla trasformazione in Accademia nel 1838 (nel 1774 era stato nominato il primo socio donna, la “maestra compositora romana” Maria Rosa Coccia di appena 15 anni). Giovanna d'Arco al rogo è un oratorio drammatico su testo di Paul Claudel, rappresentato per la prima volta a Basilea nel 1938 (prima italiana nel 1942 proprio a Santa Cecilia) ed allora interpretato da Ida Rubinstein a cui l'opera è dedicata: è infatti lei a suggerire ad Honegger di rivolgersi a Claudel per un'opera sul processo alla pulzella d'Orléans. Tra le riprese più celebri basta citare quella del 1954 al San Carlo di Napoli, interprete Ingrid Bergman, regista Roberto Rossellini. Giovanna d'Arco è costituita da parti recitate in francese e latino, parti cantate e orchestrali, dove Honegger concilia la sensibilità coloristica francese ed il sinfonismo tedesco in un'unità di grande efficacia, seppure a tratti non privo di retorica, una “musica fosca, ma anche molto ironica” come dice Antonio Pappano a Carla Moreni nell'intervista all'interno del programma di sala già pubblicata sul Domenicale del Sole 24 ore. L'allestimento di Keith Warner (scene e costumi Es Devlin, video art Lorna Heavey, luci Ben Ormerod) sottolinea l'aspetto, in bilico tra ricordo, incubo ed illusione, che domina il testo di Claudel e bene evidenzia le interconnessioni tra teatro musicale e cinema. Giovanna è sola, seduta su una sedia bianca. Dietro di lei, al centro della scena, un alto parallelepipedo di velatino bianco, dentro il quale una sedia identica ma enorme; su questa sedia una controfigura di Giovanna sembra perdersi, al cospetto dei giudici e di Dio: una ragazzina sola e sperduta in un mondo che le appare troppo grande, in cui si smarrisce e si aggira inquieta, indomita. Ma fiduciosa nell'amore di Dio. Il doppio piano necessario all'impianto scenico si ha non solo con il sopra/sotto la grande sedia ma anche con il dentro/fuori il parallelepipedo, esaltando gli agganci psicologici ed i rimandi onirici. E sulle superfici del parallelepipedo videoproiezioni evocano il fuoco, le nuvole, le carte da gioco, i giudici, i libri, rendendo visive e concrete le tracce del libretto e della partitura. Inoltre le immagini esaltano il rapporto fra teatro e cinema che c'è nell'opera (uno dei motivi per cui Rossellini se ne innamorò e ne volle ricavare un film): i flashback, l'affastellarsi di immagini, l'accavallarsi di situazioni, i cortocircuti della memoria, soprattutto le dissolvenze con cui le undici scene scivolano una sull'altra senza cesure. Romane Bohringer interpreta il ruolo del titolo con grande efficacia. Dentro il parallelepipedo, irraggiungibile dalla protagonista, il frère Dominique di Tchéky Karyo, celebre attore di cinema che risulta particolarmente incisivo anche nello spettacolo dal vivo. Appropriato il resto del cast, sia i cantanti (Susan Gritton, Isabelle Cals, Maria Radner, Donald Litaker, Jean-Vincent Blot) che l'attore Manuel Durand in tutti i ruoli di contorno. Bene il coro preparato da Marcovalerio Marletta ed il coro di voci bianche di Roma curato da Josè Maria Sciutto. Antonio Pappano dirige con grande disciplina orchestra, coro, coro di voci bianche, solisti ed attori, da una difficile posizione in cui ha davanti orchestrali e coristi e gli altri alle spalle. Calcola alla perfezione pesi sonori e timbrici (spesso la musica si fa complemento della parola recitata), esalta i rimandi della partitura (Schumann, Bach, il canto gregoriano, i canti popolari, le canzoncine infantili), sottolineando non solo il misticismo e la spiritualità della partitura, ma anche i momenti ironici vicini al cabaret berlinese e quelli più marcatamente teatrali, come il potente finale. Pubblico delle grandi occasioni alla prima, vivo successo e molti applausi. A corredo dell'esecuzione, negli spazi del MUSA (museo degli strumenti musicali dell'accademia) si tiene una maratona di quattro film ispirati a Giovanna d'arco, diretti da Carl Theodor Dreyer (1928), Roberto Rossellini (1954), Robert Bresson (1963) e Luc Besson (1999). Visto a Roma, Auditorium Parco della Musica, il 12 ottobre 2008 FRANCESCO RAPACCIONI