Non è facile portare in scena uno spettacolo ispirato a Filippo Tommaso Marinetti e Giovanni Papini.
Sotto la regia e l’interpretazione di Massimiliano Finazzer Flory la Gran serata futurista ci prova ma non ci riesce appieno.
Celebrare la nascita del movimento Futurista attraverso i suoi dirompenti Manifesti, le parole in libertà, i testi di Aldo Palazzeschi e la difesa di Papini non bastano. L’impeto e la passione del movimento e dei suoi eroi resta accartocciato nel testo di Finazzer Flory, come se lo spazio del teatro e la scenografia minimalista non bastasse a contenere quelle idee.
Velocità e ritmo si perdono nel suono di parole che sembrano confuse, quasi fossero trascinate via da chi le interpreta. I valori anticonformisti del periodo non sono espressi con la completezza necessaria e il testo risulta alla fine troppo frettoloso, non lascia il tempo di apprezzare al meglio uno dei grandi momenti della storia italiana di inizio Novecento.
Il monologo è interrotto da alcuni interventi di danza contemporanea interpretati da Sara Ippolito con le coreografie di Michela Lucenti che spezzano il fiume di parole in scena. Per adattarsi all’ambientazione la danzatrice indossa una serie di costumi che vanno dalla tuta dalla da operaio ai sinuosi vestiti da sera.
Anche le musiche scelte come colonna sonora rendono omaggio a due compositori, uno moderno e uno contemporaneo, che hanno creduto nei valori del Futurismo: Igor Stravinsky e Ryuichi Sakamoto.
Molto elegante il frac di scena indossato da Finazzer Flory e cucito dalla sartoria Brancato di Milano. Questo abito dell’epoca accentua la contrapposizione allo spirito anticonformista della serata e il formalismo tanto amato da Marinetti. E' senza dubbio l'icona migliore per rappresentare lo spettacolo.
Se Marinetti inneggiava all'«uccidiamo il chiaro di luna», un po’ di riflessione in più non guasterebbe per migliorare lo spettacolo.
Extra
GRANDE SERATA FUTURISTA
Quanto è ardito il Futurismo
Visto il
28-02-2014
al
Piccolo Teatro - Studio Melato
di Milano
(MI)