Musica
GUSTAV MAHLER, SINFONIA N. 2 IN DO MINORE -RESURREZIONE-

Il San Carlo dedica Mahler alle stragi di Parigi

Il San Carlo dedica Mahler alle stragi di Parigi

Vi sono momenti nella vita di una comunità in cui il senso di un capolavoro artistico di un’altra epoca o appartenente ad un’altra civiltà può assumere diverse sfumature o tutt’altri significati rispetto al motivo per cui nacque, o ancora assurgere a simbolo stesso di una civiltà e di un messaggio che tale civiltà vuole comunicare al mondo. E' quanto si è verificato la sera del 21 novembre al Teatro di San Carlo di Napoli. L’esecuzione della celebre seconda sinfonia in do minore di Gustav Mahler, che la Sovrintendenza del teatro e lo stesso sindaco De Magistris hanno voluto dedicare alle vittime degli attentati di Parigi, ha assunto un valore fortemente simbolico, oltre ogni attesa e ben al di là della valenza estetica che pure il complesso lavoro sinfonico intrinsecamente possiede. Luigi De Magistris, in compagnia del console francese e della sovrintendente Rosanna Purchia, ha voluto stigmatizzare, prima dell’ esecuzione, l’importanza della serata sostenendo che "solo il valore della cultura e le capacità comunicative proprie dell’arte possono essere gli strumenti più adatti per contrastare l’assurdo terrorismo dell’Isis".

Mahler, noto in vita per le sue straordinarie capacità di direttore d’orchestra, scrisse la sua seconda sinfonia in un arco di tempo che va dal giugno 1888 al luglio 1894: la complessa e lunga gestazione è giustificabile non solo per i tanti impegni cui Mahler doveva assolvere come direttore, quanto anche per la particolare dimensione spirituale cui l’autore volle legare queste pagine. Si pensi ad esempio al titolo originale dato al primo movimento e cioè Totenfeir (rito funebre) ed al titolo definitivo con cui l’opera passerà alla storia, ovvero Resurrezione. Il mito dell’Eterno Ritorno, tanto caro ai romantici, ed il fascino che la morte ebbe sempre su Mahler uomo ed artista, si fondono qui indissolubilmente, sfociando in una concezione ibrida della morte come “medium” per il raggiungimento di luoghi “altri” e avvolti da un mistero assoluto, ed anche rito ancestrale, percorso solitario ed unico che permette il raggiungimento di una felicità oltremondana a noi incomprensibile.

La sinfonia si struttura in ben cinque movimenti, l’organico richiesto per l’esecuzione è ampio e prevede, oltre ad una grande orchestra sinfonica, un coro di voci miste e due voci soliste, un soprano ed un contralto. Fra le note lasciateci dall’autore, va ricordato il posizionamento di alcuni ottoni, che devono esser posti ad una certa distanza dal nucleo orchestrale principale, ed un indicazione interessante che riguarda il secondo movimento e cioè una pausa più lunga di respiro prima della sua esecuzione. Il terzo, il quarto e l’ultimo movimento costituiscono indubbiamente un blocco a parte rispetto i primi due, ed in particolare è evidente la scrittura molto vicina per tipologia delle frasi ed estetica del quarto e quinto movimento.

Sul sinfonismo di Mahler ci sarebbero ancora fiumi di inchiostro da versare, ma è necessario puntualizzare due aspetti che la sua musica ancora pone ad un nuovo ascolto, e cioè quale mai fu l’ideale sinfonico del grande direttore-compositore e perché il linguaggio, che pure lo caratterizza tanto, si fa molto più fluido ed intenso nei cicli di lieder sinfonici.

Che Mahler abbia avuto un grande interesse per il sinfonismo di Anton Bruckner è cosa nota anche se non si è ancora appurato sino a che punto si spingesse il fascino che il linguaggio bruckneriano ebbe su di lui. Probabilmente le sinfonie del compositore austriaco rappresentavano effettivamente un ideale ponte di unione tra il filone della Nuova Musica incarnata da Liszt e Wagner ed il ricordo dei grandi classici quali Mozart e Beethoven. Così sarebbe giustificato pensare che Mahler abbia voluto emulare quel modello sinfonico “moderno“ fatto di grandi organici, armonie dissonanti e melodie ricche di enfasi cromatica. Bruckner però impostò il suo linguaggio e la sua estetica in un’ottica verticalistica, tutto doveva convergere sull'idea di dio affatto personale, mentre Mahler volle ricreare quell’idea “orizzontalmente”: espandendo il suo sguardo nel mondo terreno, egli stesso volle definire il suo modello sinfonico con queste parole: "Sinfonia per me significa creare un mondo immaginario con l’aiuto di ogni possibile risorsa del linguaggio musicale".

La seconda questione è più delicata: fu Mahler un vero compositore? Effettivamente le sue capacità si misurano molto bene con forme piccole e ben strutturate, il lied gli calza a pennello, la ricca orchestrazione gioca molto bene ad ottenere un risultato efficace ed intenso. Resta una questione aperta e le riletture critiche del grande artista della bacchetta autore di ben dieci sinfonie si affastellano in ogni buona biblioteca musicale.

L’ interpretazione della seconda sinfonia realizzata al San Carlo è però molto convincente, gli orchestrali hanno dato un’ottima prova delle proprie capacità seguendo meticolosamente il direttore d’orchestra e Fabio Luisi ha dimostrato di padroneggiare la partitura con assoluta sicurezza, conducendo l’orchestra con gesto chiaro e deciso, scegliendo i tempi giusti per ogni movimento con un grande equilibrio nella scelta dei rallentando e dei crescendo. Di grande efficace l’interpretazione del primo movimento il quale in effetti rivela, fra i cinque di cui è composta la sinfonia, tante incoerenze strutturali difficili da gestire, eppure Luisi è riuscito ad imprimere una notevole coerenza estetica al tutto. Le due voci soliste, Quiteria Inglada e Patricia Bardon, rispettivamente soprano e contralto, si sono inserite molto bene nel contesto dell’ultimo movimento e così pure il coro del teatro. Il pubblico ha applaudito con calore gli artisti insistendo più volte perché il direttore d’orchestra e le due giovani soliste tornassero in scena, dimostrando di aver apprezzato molto l’esecuzione del capolavoro di Mahler, anche in quanto rivissuto con tanta intensità per la particolare occasione.

Visto il 21-11-2015
al San Carlo di Napoli (NA)