Prosa
GYULA. UNA PICCOLA STORIA D'AMORE

Il miracolo di Gyula

Il miracolo di Gyula

La scintilla del miracolo scocca tra note di favola crudele, in un paese di ubriaconi, operai senza lavoro, artisti falliti: grazie a Gyula un ragazzino “diverso”, e al suo straordinario talento nascosto. Riassumere lo spettacolo scritto e diretto da Fulvio Pepe, prodotto da Teatro Due di Parma,  interpretato da un talentuoso ensemble di attori, e in scena al Duse di Genova dal 27 al 31 gennaio, è farle torto. Se si segue una breve traccia della trama, come non immaginare infatti la solita storia strappalacrime? Prima di sedersi in platea qualche spettatore pensa che ci vorrebbe un certo cinema americano intelligente, bisognerebbe poter contare sul  Dustin Hoffman  di Rain Man o il Robin Williams di Risvegli per raccontare l’handicap senza retorica. Invece bastano poche battute per scoprire che anche la giovane drammaturgia italiana sa usare la bacchetta magica, con tocchi distribuiti sapientemente tra commozione e divertimento, ironia “politicamente scorretta” ma sempre di grande umanità.  Lo sfondo è un bar dove gli avventori parlano un linguaggio solo apparentemente minimalista, in realtà denso di  pennellate  che rivelano la loro condizione esistenziale e sociale. L’unica fonte di lavoro è una segheria  passata nelle mani di  uno straniero che potrebbe andarsene da un momento all’altro. Alla precarietà non si sfugge.  Domina l’idea che le bevute siano l’unica forma di evasione possibile. Lettura e cultura sono considerate occupazioni poco virili. Gyula vive appartato e ascolta la radio: ore e ore di musica classica che entra nelle sue orecchie e si fissa nella sua mente. Grazie alle sue con conoscenze fuori dal comune partecipa a un quiz che sembra un azzardo disperato per poi rivelarsi una salvezza e un riscatto per tutti. La gratitudine nei suoi confronti tuttavia non scatta automatica, si misura con un’invidia che movimenta il finale con sfumature thriller. Gli equilibri perfetti del copione si reggono su attori di corposa e avvincente sensibilità: Ilaria Falini che imprime il tono giusto, né caricaturale né patetico, alle difficoltà espressive di Gyula, Orietta Notari, in stato di grazia nel ruolo della madre, Gianluca Gobbi, straordinaria icona di rozzezza sentimentalmente permeabile, Nicola Pannelli, Enzo Paci, Alberto Astorri, Nanni Tormen, Ivan Zerbinati, Alessia Bellotto, Tania Rocchetta, Massimiliano Sbarsi. Tutti meritano applausi in uno spettacolo che si rivela una delle novità più convincenti della stagione.

Visto il 27-01-2016
al Eleonora Duse di Genova (GE)