A partire dalle sue origini la poesia è musica, racconto per immagini che evoca i valori profondi una civiltà. È l’incantesimo dell’oralità che richiede un ascolto attivo e libero, in cui ogni ascoltatore ricrea la propria immagine di ciò che si ascolta, perciò la “poiesis” è l’atto creativo del fare. La capacità di rivelare le emozioni sottili della realtà è una qualità del poeta e Bukowski sa bene che
“la poesia è una città, una nazione, il mondo da mettere sotto vetro perché qualcuno lo veda”.
Lo sanno anche Alessandro Haber e il duo Alfa Romero – accompagnati dal trombettista Andrea Guzzoletti – che con Haberowski ricreano l’incantesimo di una poesia recitata a ritmo di beat elettronici. Sul palcoscenico i versi e le confessioni private di Bukoswki prendono vita attraverso la recitazione ironica, provocatoria e personale di Haber.
L’introduzione musicale che apre lo spettacolo è un tappetto di vellutate sonorità dub, seguite dalla voce fuori campo di Haber che recita i versi della poesia Stile da cui emerge un messaggio forte: lasciare che ogni giorno sia autenticamente vissuto da noi stessi, perché è ciò che dà sostanza alla propria singolarità.
Davanti a un leggio con fogli sparsi per terra, il fumo di qualche sigaretta, gli slip di pizzo di una donna, Haberoswki confessa i suoi pensieri poetici al pubblico, a volte cantando, a volte con voce profonda, a volte sussurrando.
L’incontro di Haber con Bukowski era già avuto una decina d’anni fa, in cui l’attore portò in scena una selezione di venti poesie in Burowski. Confessioni di un genio, ma la novità di questo spettacolo nasce da un’idea del designer Manuel Bozzi che unisce di più discipline artistiche: la musica elettronica e la performance attoriale si fondono con la poesia del poeta statunitense e le immagini dell’artista Olivander (aka Luca Gasperoni), anche se a tratti le proiezioni sullo sfondo distolgono dall'attenzione dalle immagini che la parola poetica ricrea.