Hamlet Routine, il nuovissimo spettacolo di Fabrizio Paladin in scena dal 7 al 9 Gennaio al Teatro della Murata di Mestre, si presenta come un opera sui generis, uno strano connubio tra commedia dell’arte e drammaturgia shakespeariana; uno spettacolo davvero fresco e divertente, una messa in scena non canonica, tragicomica e attualissima.
Attore, autore e musicista poliedrico, Paladin si moltiplica sul palco interpretando da solo tutti i personaggi del dramma originale, accompagnato solamente dalle belle note della fisarmonica di Luca Piovesan che sottolineano i vari momenti della vicenda.
Paladin scherza con il pubblico e riesce a creare sin da subito un’atmosfera familiare e di complicità: nel suo prologo introduce Amleto, ovvero la storia di “uno che ha dei dubbi e poi muoiono tutti”.
Il protagonista è un Amleto svuotato, inconsolabile, immobilizzato nei suoi pensieri e nella sua tragedia personale, unico personaggio rimasto drammatico (o quasi) in mezzo ad una folla di veri buffoni; tutti gli altri attori della vicenda vengono connotati ognuno con un tratto caratterizzante grottesco: il Re, zio di Amleto, usurpatore del trono, viene proposto in una fantastica versione stile ‘boss palermitano’ e la Regina Gertude, la madre, civettuola, sembra più interessata al look che al figlio. Poi la carrellata di personaggi prosegue con la sospirante Ofelia che, costretta ad una sorta di mugugno stridulo che solo il padre Polonio riesce a tradurre, si riappropria della parola solamente attraverso il canto, Polonio, logorroico, marchiato con un accento bolognese “besciamelloso”, parla con modi di dire simili a scioglilingua: è il personaggio più caratterizzato dallo stile tipico della commedia dell’arte, genere in cui Paladin è specializzato. Ed ancora Laerte, fratello di Ofelia e figlio di Polonio, parla con accento e slang milanese, personaggio ‘anti-carismatico’ per eccellenza, infine Orazio, l’amico fedele di Amleto, si ritrova ridotto a marionetta da ventriloquo realizzata dalle dita di una mano chiuse a becco.
Tra una battuta e varie digressioni comiche, la sequenza delle scene originali di Amleto viene in linea di massima rispettata, e lo spettatore ritrova tutti i momenti topici shakespeariani, dal monologo ‘Essere o non Essere’, cantato e accompagnato dalla chitarra suonata dallo stesso Paladin, al momento della finta pazzia di Amleto e successiva recita della compagnia di comici a corte, dalla morte di Polonio e Ofelia fino a raggiungere il massimo pathos nel famoso epilogo del duello finale: muore la regina, muore il re, muore Laerte e muore Amleto.
La tragicommedia è compiuta, resta solo il tempo per una ballata sulle note della fisarmonica.