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HIBIKI

Un rituale di bellezza assoluta

Un rituale di bellezza assoluta

La compagnia Sankai Juku, creata nel 1975, nasce nel Giappone del dopoguerra, in seno al movimento Butoh degli anni ‘60, che si occupava del potenziale apocalittico dell'esistenza umana. Fin dagli inizi, la compagnia ha attirato l'interesse dell’Occidente, affascinato dal suo linguaggio enigmatico e dallo stile fuori dal’ordinario, così diverso dalla terminologia tradizionale degli altri linguaggi di danza. Non si può restare indifferenti al mondo metaforico, visivamente ricco ma semplice come camminare e respirare, che Amagatsu presenta sul palco con l’eleganza e l'armonia dell’estrema precisione. I movimenti precisi e le frasi ripetute come mantra o preghiere creano un’atmosfera densa e sensuale . Al di là delle peculiarità che derivano dalla cultura giapponese, è un mondo coreografico che guarda all’universale, che si occupa della nascita, della vita, della morte e dell’esaltazione. Amagatsu scivola tra gesti gentili ed estremo auto-controllo che denota violenza: tra elasticità e rigidità, tra acqua e terra e sangue. Il corpo è un mero strumento.

Hibiki: Sul palco nove grandi ciotole trasparenti piene d'acqua. L'acqua gocciola da contenitori ellittici appesi al soffitto. Lo spettacolo inizia con la musica creata dal suono delle gocce d'acqua. Cinque danzatori in posizione fetale, le teste rasate, il torso nudo e dipinto di bianco e Amagatsu al centro, che esegue una cerimonia in movimento, e sembra contraddire i principi di statica e gravità. Poi tutti si muovono sul palco, creano una varietà infinita di continuità e armonia del carattere ascetico e sembrano privi di emozioni. Non è danza né teatro. Si tratta di un genere a sé stante, messo in scena con tutto il suo splendore e sviluppato per tornare al punto di partenza. In questa performance di 90 minuti ci sono sei scene con titoli giapponesi, che descrivono l'azione in modo semplice (ad esempio: “i limiti esterni del rosso "). Tutto questo suscita la nostra immaginazione, ma quello che accade in scena la travalica: uno dei piatti d'acqua è pieno di liquido rosso, forse sangue, e intorno ad esso i cinque danzatori in corsetto e stringhe rossi, con orecchini, inscenano un rituale di purificazione. L'illusione è che gocce di sangue stillino dai loro bianchi costumi. Questo è senza dubbio un rituale ma questi ballerini straordinari non adorano un dio o un’estetica. Essi stessi, con la loro energia trattenuta, con il loro movimento preciso, che è lento anche quando è veloce, sono il rituale. Essi non sono il simbolo di qualcosa e non portano un messaggio. Sono l’azione tersicorea in se stessa, il che porta lo spettatore ad ‘adorare’ la loro magnifica arte. E’ il piacere della lentezza. Essi prendono vita con movimenti minuti, quasi impercettebili, seguiti da improvvise esplosioni. L’illuminazione crea uno scenario di ombre e luci e una nebbia sottile di soffice polvere viene formata al loro muoversi dalla sabbia bianca stesa sul palcoscenico. In Hibiki Amagatsu avvolge il mondo con la danza con un’atmosfera di bellezza e dolcezza. In un'epoca che santifica solo il risultato finale, la gratificazione istantanea, la superficialità e la velocità e non rispetta i tempi, Sankai Juku mostra un mondo magico. Amagatsu crea mondi visionari che sono tranquilli e turbolenti allo stesso tempo, insegnando allo spettatore a respirare e ad ascoltare le sensazioni sottili. Costruito come un viaggio, Questo spettacolo inizia ancor prima che il primo movimento sia visibile. In questa coreografia in evoluzione, tutte le parti del corpo partecipano con piccoli gesti ora quasi nascosti, improvvisamente violenti e brutali. Il trucco bianco non è solo una caratteristica della tradizione giapponese, ma sembra avere la funzione di cancellare l'identità sessuale e quindi permettere allo spettatore di arrivare a profondità che vanno al di là del corpo. Il divario creato tra la tempesta interna e la calma esteriore amplifica l’impatto emotivo. Nonostante la danza Butoh sia prevalentemente maschile, questo pezzo crea un intenzionale ambiguità tra femminilità e mascolinità. La musica eclettica di Takashi Kako e Yoichiro Yoshikawa ha pulsato all'unisono con l'azione scenica, passando dagli eccessi neo-Maler  all'eco del  jazz da camera, a glaciali atmosfere elettroniche. Hibiki è una meravigliosa combinazione di equilibrio tra movimento, musica, scenografia e illuminazione, un’esperienza estetica unica e suprema, una "scuola" di progettazione concettuale del movimento, della scena, dei costumi: in breve, un must per tutti coloro che ammirano la bellezza. Questa volta il pubblico al completo è stato d’accordo: un’ovazione a scena aperta di dieci minuti ha concluso la serata.

Visto il 05-09-2010
al Sociale di Trento (TN)