THE HISTORY BOYS

The History Boys: ragazzi in attesa di successo.

The History Boys: ragazzi in attesa di successo.

E' considerato come un Dio, in Inghilterra e nello Yorkshire, dove è nato. A diciotto-diciannove anni Alan Bennett era solo al suo ultimo anno di una scuola di Stato e aspirava una Top School: Oxford, per la precisione. Alla fine, fu Oxford e proprio da questa esperienza nasce “The History Boys”. Per fare quel salto di qualità, che nella società anglosassone imprime una svolta epocale alla tua vita, è passato per quei professori che non ti preparano alla conoscenza, ma curano la tua immagine, al fine di impressionare e convincere i temibili esaminatori di Oxford. In quel modo, Bennett ha imparato l'arte del bastian contrario, quello che pur di non apparire allineato esprime in modo convincente opinioni che magari non condivide, quello che a forza di citazioni sembra più colto di ciò che è realmente, oppure trae conclusioni arbitrarie ma estremamente efficaci dal punto di vista comunicativo.

In un certo senso, Bennett regala alla storia del teatro questa esilarante commedia per placare un senso di colpa. E lo fa a partire dal protagonista, il professor Hector, che la superlativa interpretazione di Elio de Capitani conferisce uno spessore assoluto alla figura del docente capace di affascinare i suoi allievi, interessarli alla bellezza delle parole e della letteratura, svincolarli da quei modelli della conoscenza che impongono  la memoria sul ragionamento. Dall'altra, c'è il programma ministeriale, che prende le sembianze del preside, Gabriele Calindri (personaggio con più di uno scheletro nell'armadio) e Irwin,  il professore supplente, quindi precario, come precaria è la memoria, efficacemente interpretata nei momenti di smarrimento del bravo Marco Cacciola. Tra Hector e Irwin s'instaura un rapporto enigmatico, per certi versi, perché sono insegnanti che rappresentano i poli estremi dell'educazione scolastica, pur condividendo entrambi, il primo in modo palese e spudorato, il secondo in modo latente e spaventato, la loro inclinazione omosessuale.

Gli allievi, nove ragazzi tra i 18 e 20 anni, solo apparentemente meno sofisticati dei loro professori, si trovano di fronte a una scelta definitiva per quanto riguarderà la loro vita: essere o apparire. Tra questi due poli opposti di un continuum narrativo sempre più drammatico, si consuma la tragedia finale. E' una tragedia che ha a che fare con la vittoria della norma, della regola, dell'ipocrisia sociale sulla purezza di un istinto infantile. Un finale svuotato, anzi, scenograficamente vuoto, ma con tutte le potenzialità per riempire di significato la vita di quei nove ragazzi, affascinati dalla poesia ma tentati dalla vita.

Visto il 25-03-2013
al Puccini di Merano (BZ)