Per VIE Scena Contemporanea Festival, Mòra, compagnia di ballo della Socìetas Raffaello Sanzio, propone il suo primo ballo, da un racconto di Edgar Allan Poe: “L'uomo della folla”. Claudia Castellucci guida Alessandro Bedosti, Gloria Dorliguzzo, Rob Foreyn, Antonella Guglielmi, Beatrice Mazzola, Benedetta Mazzotti, Andrea Sassoli, Marco Villari nel confronto con una colonna sonora, tratta principalmente dall'opera per organo di Olivier Messiaen. Questa musica è un fiume che porta in sé tutti i registri, le altezze, i timbri, i volumi, ed è integrata, nei suoi passaggi, dalla tessitura di Scott Gibbons. Questi otto ballerini di formazione classica affrontano sia il tema di Poe, sia la partitura di Messiaen con i canoni propri della danza classica, tuttavia la coreografia che eseguono con rigore non riesce a dare forma di movimento ritmico, né ad approfondire il rapporto della danza con la dimensione temporale e mostra un’eccessiva rigidità. Alcuni singoli quadri, solo abbozzati, sarebbero potuti diventare interessanti chiavi di lettura . Rimangono forme legate alla musica secondo un modo metronomico in cui la stessa si costituisce banalmente come misura, quasi non riuscendo a concatenare le frasi.
L'uomo della folla è un racconto sull'osservazione della massa indistinta e amorfa che invade le città. Poe presenta la folla come un unico corpo, un fantasma eterno che non cessa di abitare tutti gli angoli del mondo. Questa folla è perenne, non ha età, un unicum immobile nel suo mutare: continuamente nuove persone si danno il cambio, nelle ore e nelle ere. L'unico a resistere in questo moto che tutto travolge è il genio maligno, come lo chiama Poe, il volto sempre uguale di un gorgo senza fondamento. Di tutto questo è difficile trovare traccia nel balletto proposto dalla compagnia Mòra, se si eccettua un richiamo al nuovo gotico quasi scontato. Con questa produzione Claudia Castellucci non replica la novità di altri suoi Balli metronomici e stocastici.
La musica invece, riletta da Gibbons, sembra rappresentare l'evento in sé. Ha al suo interno qualcosa in grado di fondere insieme luci ed ombre. Il lessico del racconto di Poe può essere trovato in questa musica, che è capace di raggiungere l'origine della parola. La rilettura musicale elettroacustica di Scott Gibbons spande scintille foniche come una sinfonia maestosa che si spiega sopra le armonie antiche.
Visto il
12-10-2009
al
Herberia
di Rubiera
(RE)