Danza
HOPPER VARIATIONS

Tagliavia fa danzare Hopper al Teatro Grassi

Tagliavia fa danzare Hopper al Teatro Grassi

Una ragazza cammina lentamente sul bordo del palcoscenico. Come una equilibrista sul filo perde ogni tanto il controllo del peso per poi riprenderlo, così la giovane donna vestita solo di una sottoveste quasi trasparente, sembra voler raggiungere una meta sconosciuta inseguendo un raggio di luce che illumina a stento il suo percorso. Dietro di lei, su una piattaforma sopraelevata, una ragazza con un cappellino verde in testa è seduta su una sedia, dentro una cornice, di lato un ragazzo in pantaloni e gilet legge un libro, dall’altra un altro giovane seminascosto dietro una porta lascia scorrere sabbia tra le dita, prendendola da un sacchetto.
Ogni tanto gli sguardi si incontrano, oppure rimangono estranei alla presenza degli altri. Il palcoscenico si popola lentamente. Appaiono quattro giovani donne, tre vestite di bianco e rosso, una di azzurro e una di verde, e cinque giovani uomini molto somiglianti tra loro, barba incolta, capelli scompigliati, stesso abbigliamento. Camminano lentamente, oppure corrono, a volte si incontrano e cominciano a danzare, prima da soli, poi in due, in tre, oppure in gruppo. Le loro solitudini si incontrano attraverso la danza. Prima sembrano essere dei quadri viventi, poi tutto d’un tratto prendono vita.

E’ infatti dedicata al pittore statunitense Edward Hopper, molto famoso soprattutto per i suoi ritratti della solitudine nella vita americana contemporanea,  la coreografia creata da Emanuela Tagliavia e intitolata “Hopper Variations” per gli allievi del corso di Teatrodanza e andata in scena al Teatro Scuola Paolo Grassi di Milano nell’ambito di “Autunno Americano”. Sul palco dieci allievi del corso di Teatrodanza, coordinato da Marinella Guatterini, che dal 1986 ha come obiettivo la formazione e il perfezionamento di coreografi performers e danzatori contemporanei. I dieci danzatori, cinque donne e cinque uomini, hanno avuto come vocal coach Emanuele De Cecchi mentre le musiche erano a cura di Giampaolo Testoni.

L’ ispirazione pittorica della coreografa Tagliavia è servita per creare una performance composta da una successione di immagini danzate e in alcuni momenti anche recitate, che facevano riferimento alle linee geometriche dei quadri del pittore statunitense, suggerite anche da uno spazio scenico suddiviso in più piani e nel quale i danzatori interagivano con pannelli scorrevoli che dividevano lo spazio d’azione, portando lo spettatore a osservare sequenze coreografiche eseguite contemporaneamente  in diversi punti del palcoscenico.

Mentre lo scorrere del tempo sembra essere suggerito da un ragazzo “clessidra” che osserva l’interazione dei compagni seminando sabbia sul palcoscenico, gli incontri – scontri tra gli attori danzatori continuano dando vita a dinamici passi a due in cui la ragazza in verde si tuffa nelle braccia del compagno con movimenti circolari, oppure in momenti di gruppo nei quali l’associazione dei colori dei costumi, realizzati da Enza Bianchini e Nunzia Lazzaro, sembrano creare una danza a se stante.

Il riferimento alla lettura e alla letteratura come mezzo di comunicazione è una costante durante lo spettacolo. Uno dei ragazzi sistema una fila di libri sul proscenio mentre le ragazze compiono una sorta di passerella camminando sopra di questi, poggiando un piede dopo l’altro cercando di non cadere. Come si fa quando si cerca di attraversare un ruscello poggiando un piede dopo l’altro sui sassi per non cadere nell’acqua. Ogni tanto qualcuno di loro dopo aver danzato con vigore, si ferma sembrando senza fiato e invece comincia a leggere brani in inglese e in italiano.

Il collage di musiche che mescolano brani di Cage con altri di Meredith Monk oppure di Steve Reich, sui quali i danzatori costruiscono energiche danze di gruppo, alternate da assoli, trii o quintetti, ad un certo punto vengono sospese da una proiezione in bianco e nero nella quale vediamo i dieci ragazzi affacciati alle finestre di un palazzo che sembrano guardare loro stessi “viventi” sul palcoscenico. Li vediamo fermi di spalle, mentre in sottofondo si sentono i rumori di un bar, il vociare tipico di un locale, mentre parte un brano jazz di John Coltrane. Solo alla fine, quando ricompare la giovane fanciulla in sottoveste che entra da una quinta per arrivare all’altra attraversando barcollando il palcoscenico, compare la proiezione di un quadro di Hopper dove vediamo l’interno di una stanza, dalla cui finestra si intravede un paesaggio. Forse è lì, dentro il quadro che la ragazza vuole andare.

Bravi, preparati ed espressivi i dieci giovani che hanno dato vita a questo delicato e intenso lavoro coreografico di Emanuela Tagliavia, la quale conferma di essere una coreografa di grande sensibilità capace di dare alle giovani generazioni nuove chiavi di lettura della danza contemporanea. Hanno danzato per “Hopper Variations” Francesca Bugelli, Pierluigi Castellini, Donato Demita, Liber Dorizzi, Elena Fontana Paganini. Giovan Francesco Giannini, Melena Mannella, Sara Paternesi, Filippo Porro e Stefania Tannini.

Teatro Scuola Paolo Grassi 18 e 19 ottobre 2013

Visto il 18-10-2013