E’ un evento eccezionale.
I Demoni, cioè le malattie, le malformazioni, le follie di una giovane generazione che ha perso la fede, diventando vittima dell'ideologia religiosa, sono ciò che Fedor Dostoevskij descrive nel suo romanzo. Una generazione indifferente, senza orientamento, nichilista ma piena di voglia di vivere e creare un nuovo mondo, l'uomo nuovo. Dostoevskij ha una visione chiara dello sviluppo della società russa come si evolverà mezzo secolo più tardi, e offre una descrizione visionaria delle conseguenze del pensiero moderno, materialista, razionale e nichilista, che dubita di tutto. Su questo sfondo cupo, l'autore racconta storie di relazioni umane tenere e crudeli, presenta una serie di personalità molto diverse, che si trovano in situazioni molto complesse. Ma la storia trabocca anche di umorismo e ironia. Questo testo ha subito numerosi adattamenti per teatro. E’ palese che Peter Stein ha inteso proporre una versione quasi completa del capolavoro di Dostoevskij e dei suoi personaggi, nel tentativo di rispettarne i tempi ed i ritmi, e proprio per questo non poteva accettare di rinchiuderlo nei limiti di uno spettacolo “normale”. Stein spiega che per narrare sulla scena le 900 pagine di questo romanzo ci vuole tempo, molto tempo. Peter Stein ama questi lunghi spettacoli. Negli anni in cui è stato al timone del Schaubühne di Berlino aveva firmato una "Orestea" (nove ore), ma il suo record, per così dire, rimane il suo "Faust" di 22 ore.
Per questo adattamento Stein si basa sui numerosi dialoghi del romanzo, ma dà al narratore (colui che "ha scritto" il romanzo), la realtà di personaggio, il primo e l'ultimo a parlare, che si rivolge a più riprese al pubblico. Egli ci guida nel movimento del romanzo. I Demoni sono quelli che possiedono gli uomini e cosa succede agli uomini che soccombono ai loro demoni? Diventano fanatici quando sono sotto l'influenza delle loro passioni, del loro amore, odio, desiderio di rovesciare l'ordine costituito e trasformare una società corrotta. I Demoni sono anche una galleria di personaggi in cerca significato in una società che sembra non averne più, in cui un modello sociale sembra sull'orlo del collasso.
Il fulcro dello spettacolo di Stein sembra essere la relazione tra un padre, Stepàn Trofímoviè (Elia Schilton) e suo figlio Pëtr Stepanoviè (Alessandro Averone). Stepàn, il socialista sognatore che vive con la Generalessa Varvara Stavrogin (la regale Maddalena Crippa), le obbedisce come un cane e ama in segreto questa donna autoritaria, che vede il suo mondo andare a pezzi. Pëtr, che quasi non conosce il padre e lo disprezza, è un giovane rivoluzionario cinico, che giustifica tutti i mezzi (manipolazione, criminalità, ecc.) per la propria convenienza. E attorno a questi due cardini si muovono tutti gli altri personaggi in una struttura polifonica.
Normalmente Stein è abituato a set costosi, ma per questo spettacolo ha optato per una scenografia spartana. E lo stesso vale per l’ illuminazione ed i costumi essenziali.
Il cast al contrario riempie la rappresentazione con la massima ricchezza di interpretazione: non uno dei ventisette attori abbassa per un solo attimo il tono. L'appezzamento del pubblico è stato unanime: alle 23:10 la sala è ancora al completo per un'entusiasta standing ovation.
Prosa
I DEMONI
Un evento eccezionale.
Visto il
17-10-2010
al
Cavallerizza
di Reggio Emilia
(RE)