Lirica
I PURITANI

Scene severe e sonorità smaglianti per i “Puritani” palermitani

I Puritani
I Puritani © Rosellina Garbo

L’opera di Bellini, eseguita secondo l’edizione critica curata da Fabrizio Della Seta, conquista il pubblico del capoluogo siciliano in un allestimento coprodotto dal Comunale di Bologna e dal Lirico di Cagliari.

In assetto militare

A Plymouth si vive in stato d’assedio. Le passioni di Arturo, Elvira e Riccardo si stagliano sullo sfondo fosco di un’Inghilterra drammaticamente sconvolta dalla guerra civile, con una regina tenuta in ostaggio e un destino più plumbeo del cielo d’autunno. A questa atmosfera cupa e opprimente deve aver pensato Pierluigi Pier’Alli nell’immaginare la messinscena, che scorre serrata e compatta, quasi inesorabile in virtù della coerenza di tratti e di simboli.
Le ambientazioni sono dominate dai riflessi di un blu scuro e metallico. Spesso monumentali, con le gigantesche spade conficcate come moniti incombenti; ma a volte teneramente sfumate, come quando Elvira canta scortata da un corteggio muto di ancelle velate che illuminano il palcoscenico in tutta la sua profondità con globi di luce soffusa.


I Puritani (ph. Rosellina Garbo)


Le masse, spesso chiamate in causa da Bellini in ampi squarci corali, si spostano come truppe di soldati e si dispongono secondo studiatissime simmetrie. La scelta, che pure conferisce una certa staticità allo spettacolo, risulta di grande suggestione e contribuisce alla solennità complessiva della visione. È come se individui e gruppi rispondessero alla necessità di collocarsi – non solo metaforicamente – rispetto ai fronti contrapposti che animano il conflitto in corso. Proprio questi schieramenti forzati, d’altra parte, sono alla base del gesto apparentemente incomprensibile di Arturo, della connivenza interessata di Riccardo e del trauma di Elvira, lacerata nella coscienza fino al momento in cui – come la Nina di Paisiello prima di lei – riacquista insieme l’amato e la ragione.

Tra potenza e cesello

Nell’imminenza del debutto, la produzione palermitana ha registrato la defezione di Nadine Sierra, scelta per il ruolo di Elvira, che è stata costretta a rinunciare per motivi di salute. Il Massimo è corso ai ripari avvalendosi di tre abili professioniste, Laura Giordano (già prevista per il secondo cast), Ruth Iniesta e Jessica Pratt.
Quest’ultima, ascoltata da chi scrive nella prima delle due recite assegnatele, è riuscita a calarsi perfettamente nello spettacolo, tanto da non lasciar trapelare alcun segnale di incertezza o disallineamento né nel canto, né nell’azione. La voce della Pratt è impeccabile nell’intonazione e duttilissima nei passi di bravura, capace di sfumature eleganti e inflessioni preziose e perciò particolarmente adatta a restituire le perturbazioni della coscienza di Elvira.


I Puritani (ph. Rosellina Garbo)


Promossa a pieni voti la protagonista femminile, non si può non valutare positivamente anche l’interpretazione di Celso Albelo nella parte di Arturo, anche se il tenore spagnolo tende più a esibire il volume e il vigore che a curare l’espressione; la sua prova, pertanto, risulta punteggiata da più di una sbavatura e manca di qualche dettaglio. Preciso ed efficace è Julian Kim nel ruolo di Riccardo.

Un plauso convinto merita il direttore Jader Bignamini, che sa tenere insieme le tinte delicate e i passi irruenti della complessa creazione belliniana. Si apprezza, in particolare, la sua capacità di gestione dei tempi lenti, nei quali la dilatazione del flusso temporale si attua senza produrre ristagno. Vigile e sensibile è pure l’intesa con i cantanti, sempre assecondati con naturalezza ma allo stesso tempo controllati in funzione della logica d’insieme.

Il pubblico tributa un caloroso consenso a tutti i protagonisti e, nel foyer, si sofferma a contemplare la partitura autografa del maestro catanese, custodita dalla Biblioteca Comunale di Palermo.

Visto il 17-04-2018
al Massimo di Palermo (PA)