Prosa
I RAGAZZI IRRESISTIBILI

Irresistibili rancori

Irresistibili rancori

Appare il retrogusto della vita stessa, quando al di qua del sipario due attori comici che per 43 anni hanno fatto la storia del vaudeville americano, d’improvviso per scelta di uno dei due interrompono la loro storia artistica, e scompare quella che per entrambi era stata l’intera ragione che li aveva portati sia a vivere, sia a condividere.

I ragazzi irresistibili sono Willie Clark (Eros Pagni) ed Al Lewis (Tullio Solenghi), che da quel momento la prendono in maniera molto diversa, poiché il primo non perdonerà mai al secondo la scelta di porre fine al loro successo, e se ne tormenterà con acrimonia coinvolgendo ogni altro residuo aspetto della sua esistenza, anche fingendo che l’odore della naftalina non ricopra già da molti anni la sua ormai inesistente carriera. Il secondo, invece, avvolto dall’incipienza della mente che invecchia, si lascia andare ad una esistenza ritirata ed anonima in campagna.

A lavorare inutilmente sull’umore dello zio Willie, e con successo insperato sul nuovo incontro della ex coppia irresistibile, è il nipote Rick (l’ottimo Massimo Cagnina, un trait d’union che lega insieme le personalità ed i compromessi), che organizza la loro reunion all’interno di un programma celebrativo del vaudeville da registrarsi alla CBS, con conseguenze che seguono le stesse tracce dei canovacci del genere, fra colpi di scena che sembrano far vivere ai due protagonisti gli stessi impacci e le stesse sorprese, a volte felici ed altre meno, che usavano mettere in scena.

Sono I ragazzi irresistibili di Neil Simon, nella versione italiana di Giuliana Manganelli per la regia di Marco Sciaccaluga, che si concentra in particolare sugli aspetti della difficile ripartenza di un rapporto personale deteriorato, prima ancora che della conseguente ruggine che disgrega le possibilità professionali.
La commedia debuttò molto felicemente nel 1973, due anni dopo fu interpretata per il cinema da Walter Matthau e George Burns, e nel 1995 arrivò sul piccolo schermo con Peter Falk e Woody Allen, precedenti illustri che contribuirono a considerare Simon “il re della risata” (anche grazie a La strana coppia), dando sempre più spazio anche alla sua teatralità, laddove i dialoghi serrati, la presenza di personaggi elaborati e la mescolanza di dramma e commedia si facevano punti forti della resa sul palcoscenico.

Del mondo di Simon, Eros Pagni e Tullio Solenghi ci mostrano soprattutto l’aspetto scarsamente illuminato, problematico, quello dell’uscita di scena aperto dalla sequenza di foto(-montaggi) dei tempi d’oro dei Sunshine Boys, che oggi è soprattutto un cumulo di detriti accumulatisi fra sarcasmo, ambiente dimesso di hotel di second’ordine (ma anche uno strano buio durante il primo atto), ferite da abbandono mai rimarginate miste a rancore, nostalgia e stati d'animo tormentati, stizze e puntigli, astio e competizione degni di due fidanzati offesi che si tengono a distanza, ma a distanza anche controllano la rispettiva salute.

Una felice inquadratura alle spalle delle quinte nel secondo atto è come il punto di vista migliore sul retrogusto degli sketch, quello che spiega anche cosa deve aspettarsi lo spettatore, che per buona parte del tempo (oltretutto esso stesso un po’ dilungato) forse si aspetta invece risate più facili.

Visto il 26-02-2014
al Mercadante di Napoli (NA)