Il bacio, testo firmato dall’attore e drammaturgo olandese Ger Thijs, è la storia di un incontro tra due anime che stanno entrambe vivendo un momento di infelicità nelle loro vite.
L’autore volutamente non dà un nome ai due personaggi: sono semplicemente una donna e un uomo - interpretati con profonda umanità da Barbara De Rossi e Francesco Branchetti – nei quali molte persone possono riconoscersi, specialmente quando si cercano risposte che possano dare un senso alle difficoltà quotidiane del proprio percorso di vita.
Ed è proprio su questo percorso che si incontrano i due protagonisti della storia, che dal primo istante in cui si trovano, si rendono progressivamente conto di essersi cercati, e di aver assoluto bisogno l’una dell’altro, anche se per un solo giorno nelle loro vite.
La donna, in attesa di sapere se è malata di tumore al senso, è assalita dalla paura non tanto di morire, quanto di sopravvivere rinunciando alla propria femminilità; l’uomo fa i conti con i propri fallimenti, tra aspirazioni velleitarie e rimpianti.
Barbara De Rossi interpreta con spiazzante umanità e convinzione una donna dalle molteplici sfaccettature emotive, che tuttavia appare mai del tutto rassegnata; l’interpretazione di Francesco Branchetti di un uomo irritante e disilluso lascia a bocca aperta: il suo è un personaggio al quale lo spettatore può approcciarsi con un leggere senso di fastidio, ma anche con incredula ammirazione. A tratti, sembra di ascoltare il doppiatore Carlo Valli che presta la propria voce a Robin Williams nelle numerose e particolari caratterizzazioni del film Mrs. Doubtfire.
Una panchina, un bosco e alcuni sentieri che, indicati con frecce di colori diversi, rappresentano – così fa intendere il testo – malattie dal differente grado di gravità; e, in fondo, anche il percorso tracciato per affrontarle.
Una scena essenziale e un fondale a pannelli sono sufficienti per ricreare l’atmosfera – fisica, ma anche immateriale – della boscaglia; e, uniti, al commento musicale, rendono lo spettacolo straordinariamente evocativo.
Il racconto procede per scene, scandite dal buio. E’ molto probabile che la regia abbia inteso accentuare, in questo modo, il senso di quotidianità dell’incontro tra i due personaggi. Una scelta che rende il ritmo dello spettacolo “progressivo”, con l’impatto sul pubblico che aumenta in maniera proporzionale ai sentieri che si percorrono.