Dopo otto anni Sebastiano Lo Monaco si ripresenta al teatro Pirandello di Agrigento, con il 'suo' Il berretto a sonagli, nella parte di Ciampa.
Si rinnova e propone una versione diversa da quella che ricordavamo, una versione quasi disarmante e che ci lascia molto perplessi. Seppur nel programma di sala (e nella locandina) leggiamo che la regia, dello stesso Lo Monaco, è sempre quella ripresa da Mauro Bolognini, questa volta stentiamo molto a riconoscere lo stile del compianto regista pistoiese. Non ci sembra assolutamente che Ciampa, come descritto dallo stesso Bolognini “personaggio apparentemente grottesco, è in realtà straziante...'
Perchè il Ciampa visto nel primo atto altro che straziante... eccede, eccede troppo nel 'concedersi' al pubblico con ammiccamenti invitanti all'ilarità, nel sottolineare gli inviti alla risata facile, al doppio senso gestuale quasi umoristico, alla battuta pressoché da cabaret. Nel primo atto ci è sembrato di assistere più al Paraninfo di Capuana che a Il berretto a sonagli di Pirandello. Eppure un certo pubblico in sala ha tributato applausi a scena aperta. Eppure...
Se una una ri-lettura del testo pirandelliano potrebbe portare a una condotta molto ironica, al limite della comicità, per i personaggi della Saracena, di Fifì e Assunta La Bella o del delegato Spanò, applicare lo stesso criterio interpretativo al personaggio di Ciampa porta sicuramente qualche applauso facile, qualche risata divertita, porta molta leggerezza alla rappresentazione ma manda il pubblico fuori strada, perchè è difficile immaginare che con questi toni si possa trasmettere il dramma umano trascritto da Luigi Pirandello: Ciampa sa dell'imminente tragedia che incombe sulla sua persona, sulla sua famiglia, sulla sua stessa vita e... diventa difficile immaginare che lui stesso la viva con il senso della battuta spiritosa.
La trama de Il berretto a sonagli è talmente conosciuta che non c’è da spendere più che qualche parola: è la storia di Ciampa, un uomo che, tradito dalla moglie, accetta di spartirla con un altro pur di non perderla. E quando la signora Fiorica nata La Bella, moglie tradita, cerca di ribellarsi all’adulterio del marito e intende denunciarlo, incontra le resistenze sia dei suoi familiari che dello stesso Ciampa. E’ la storia (diversa) di persone tradite e di un complotto unitario volto a negare la relazione adulterina, a negare l’effettività, a vestire di pazzia la realtà scomoda.
Solo nel secondo atto Sebastiano Lo Monaco rientra nei panni pirandelliani e ci mostra il Ciampa personaggio sofferente, eroico, pieno di umanità, quell'uomo che per amore della sua donna è disposto anche a spartirla, ma purchè sia salva l'onorabilità sua e soprattutto di sua moglie, che rimanga sempre intatta e 'per bene' la facciata sociale, quella stessa facciata che anche la famiglia La Bella vuole matenere rispettabile. Ma come porre rimedio alle accuse adulterine già 'ufficializzate'? E' Ciampa, il marito becco, che trova la soluzione per annullare e rendere vana la 'denuncia' dalla signora Fiorica, sporta in un momento di gelosa 'pazzia'.
Ed è proprio questa l'intuizione di Ciampa, la soluzione che permette di salvare onore e rispettabilità della sua amata consorte e di tutta la famiglia Fiorica, la soluzione che gli consente di 'non dover' lavare nel sangue l'onta subita: la pazzia della signora Fiorica, certificata dall'internamento in manicomio. Solo lì la realista e positivista signora potrà sfogare la sua corda pazza e rivelare la verità in faccia a tutti e alla faccia di tutti.
Perchè solo i pazzi possono permettersi di ignorare sia la corda seria che la corda civile 'altrimenti... ci mangermmo tutti come cani'. Anche oggi, soprattutto oggi.
Foto di scena di Diego Romeo