In un clima cittadino mesto e doloroso, il Carlo Felice invita al sorriso proponendo un dittico divertente: "Il Campanello" di Donizetti e il "Gianni Schicchi" di Puccini, due atti unici stilisticamente diversi, ma accomunati dalla stessa ironia e vivacità di scrittura musicale.
Le due opere sono state scelte dal teatro genovese per lanciare il nuovo progetto Ensemble Opera Studio, che punta a formare una compagnia stabile di giovani cantanti da impiegare nelle diverse produzioni del teatro, come avviene con successo in altri teatri europei.
La scelta di due titoli non troppo impegnativi dal punto di vista vocale, ma che richiedono forte affiatamento e numerosi ruoli minori, è particolarmente adatta alla logica di un ensemble, che in questo caso si avvale dell'apporto registico e dell'esperienza del grande baritono Rolando Panerai che, oltre ad avere impersonato Gianni Schicchi alla prima, ha curato la regia dello spettacolo affiancato da Vivien Hewitt, anche curatrice dei costumi.
"Il Campanello", tratto da un vaudeville di Léon Lhérie, è una burla frizzante dal linguaggio vario e farsesco in cui confluiscono ironiche parafrasi di Rossini e un divertente gioco di travestimenti. Dietro la parvenza brillante, la commedia ha un retrogusto amaro ed anche il finale rimane aperto, lasciando presagire che la vita matrimoniale del farmacista sarà infelice come la prima notte di nozze, non consumata a causa delle continue interruzioni da parte del rivale che escogita una serie di stratagemmi per suonare il campanello di notte dello speziale.
In una produzione dichiaratamente "a basso costo" le scene sono affidate allo scenografo Enrico Musenich, dipendente del Carlo Felice, che crea uno spazio semplice, ma comunque funzionale, arredato con mobili forniti da Ikea in un'inedita forma di collaborazione. La farsa donizettiana è ambientata in una casa-bottega arredata con vetrine laccate illuminate al cui interno si vedono vasi e bottiglie da speziale, qualche mobile bianco a suggerire un salotto e una galleria superiore con il Vesuvio dipinto sullo sfondo. I mobili Ikea dalle linee classiche cercano di comunicare un sapore "ottocentesco" , ma la scena ha un che di irrisolto.
I giovani artisti dimostrano sul palcoscenico notevole impegno ed entusiasmo e non mancano motivi d'interesse per quanto riguarda l'aspetto vocale. La rivelazione è stata Sophie Gordeladze, Serafina incantevole dalla bella voce lirico leggera, dotata di musicalità eccellente e buona tecnica. Nel ruolo di Annibale Pistacchio, Dario Giorgelé non ha ancora il carisma del mattatore, però canta bene e con gusto. Positiva la prova di Francesco Verna come Enrico, più efficace nei momenti comici che non in quelli lirici dove la voce ha qualche diseguaglianza di emissione. Divertente e puntuale lo Spiridione di Manuel Pierattelli. Qualche riserva per la Madama Rosa di Kamelia Kader.
Più efficace l'impianto scenico del Gianni Schicchi, dove la Firenze medievale viene accennata da un letto a baldacchino, qualche panca e tavolino e sulle quinte una suggestiva veduta della città sotto forma di disegno acquerellato. I costumi coloratissimi dagli inserti fantasiosi e kitsch ed il trucco grottesco sui volti dei parenti esaltano con efficacia la beffa.
Nell'opera pucciniana accanto ai giovani dell'ensemble si alternano nel ruolo protagonista baritoni di fama consolidata, nella recita a cui abbiamo assistito Gianni Schicchi è stato interpretato da Bruno de Simone, che ancora una volta dà una lezione di stile interpretativo e musicalità per la capacità di giocare con lingua e dizione e una naturalezza scenica da attore consumato. L'altro cantante in carriera è Giorgio Casciarri, un Rinuccio dai mezzi vocali consistenti e autentico slancio tenorile ed il pubblico applaude il suo stornello. Troppo scolastica la Lauretta di Paola Santucci. Ritroviamo Dario Giorgelé come Betto di Signa e Francesco Verna in un divertente Maestro Spinelloccio. Terezija Kusanovic è una Zita efficace; bella voce profonda, ma non sempre a fuoco, per il Simone di John Paul Huckle. Gli altri ruoli femminili sono adeguatamente interpretati da Silvia Pantani (Nella) e Giuseppina Chirizzi (la Ciesca). Completano il cast Eduardo Hurtado Rampoldi (Gherardo), il giovanissimo Alberto Perruzza (Gherardino), Fabrizio Beggi (Marco), Davide Mura (Ser Amantio di Nicolao), Marco Innamorati (Pinellino) e Francesco Sorichetti (Guccio).
Interessante la direzione musicale del giovane e promettente Valerio Galli: morbida e sufficientemente leggera come si conviene a una farsa nel Campanello, di buon passo teatrale nel Gianni Schicchi, di cui ha fatto ben scaturire con una narrazione spigliata l'irresistibile vitalità della commedia con tempi giusti e una concertazione efficace. Buona la prova del coro preparato da Patrizia Priarone.
Applausi calorosi a tutti gli interpreti, ma quanti posti vuoti in teatro.. Certamente avranno influito gli avvenimenti dei giorni scorsi.