Raccontare le vicende dei Palestinesi nei territori occupati sembra oggi un esercizio morale non molto in voga nel mondo occidentale; poco nella scrittura, pochissimo al cinema, quasi nulla – pare superfluo dirlo – in televisione. Succede allora che un intellettuale non conforme come Carlo Cerciello provi ad aggirare le reticenze su questa tragedia per nulla mediatica ripresentando, a qualche anno dalla prima edizione, il suo lavoro ispirato alla conflittuale situazione in terra santa.
Ci va giù duro Cerciello: prima di far entrare gli spettatori in sala propone in anticamera un documentario molto forte sull’uccisione di Rachel Corrie – la ragazza americana travolta da una ruspa mentre cercava di far scudo col corpo all’abbattimento di un edificio – e sulla guerriglia negli insediamenti palestinesi (è tuttavia ridondante la sottolineatura “pacifista” con Imagine di John Lennon cantata dal vivo) cosicché lo spettatore arriva allo spettacolo già adeguatamente percosso da una consapevolezza di eventi che la scena si prepara a rievocare simbolicamente.
La scelta drammaturgica di Cerciello è infatti impavidamente didascalica e ricorda per certi versi lo stile di alcuni lavori di Brecht. In un’alternanza di rapidi quadri sono rappresentate le drammatiche vicende dei civili palestinesi, con una visione schiettamente partigiana che non si preoccupa di mettere in mostra un punto di vista forte e schierato; cosicché, all’apice dello sviluppo scenico, il pubblico occidentale è spinto a ricordare che anche Cristo era un arabo palestinese di Galilea. Energica la presenza di Khaled Al-Zeer che interpreta la vicenda di un personaggio emblematico con emozionante lirismo, mentre i ragazzi del laboratorio – su tutti l’intenso Francesco Vitiello – eseguono i quadri con un buon ritmo che fa perdonare volentieri qualche tono un po’ troppo esuberante.
Elicantropo - Napoli, 7 dicembre 2007
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