Se dicessi che “Il condominio”, l’ultimo spettacolo dei Fichi d’India, è stato un insuccesso, mentirei. Se affermassi che il pubblico non è stato soddisfatto per tutta la durata dello spettacolo, direi il falso. Se insinuassi che la scelta di mettere in scena al Creberg di Bergamo “Il condominio” è stata infelice, altererei la verità. Lo spettacolo dei Fichi d’India è stato un successo come pochi se ne sono visti quest’anno. Tutto esaurito, applausi a scena aperta, fischi, incitazioni, cori da stadio. Penso che Max Cavallari e Bruno Arena possano ritenersi soddisfatti della serata, eppure… c’era una nota stonata che avrebbe impedito a chiunque non fosse un fan sfegatato dei Fichi di apprezzare lo spettacolo.
Perché “Il condominio” è sicuramente un prodotto teatrale confezionato pensando ad un pubblico di appassionati dei Fichi d’India, i quali - con il supporto di un attore e di un’attrice e lo sfondo ambientato in una classica portineria - si cimentano in sketch comici che hanno come protagonisti diversi personaggi più o meno tratti dal loro repertorio: i due portinai amici dello stabile, le due anziane amiche affette dai tic più improbabili, il venditore di surgelati, l’addetto di una ditta spurghi, il bambino prodigio, i due venditori ‘ahrahrahra’, per finire con i neri per caso e il loro estenuante ‘tichitic’.
L’aspetto meno convincente dello show è però l’avere voluto racchiudere queste parentesi comiche, a tratti decisamente esilaranti (e deliranti), in una cornice unitaria, quella del condominio. Al classico spettatore di teatro, che si aspetta una trama forte sotto ogni piéce, “Il condominio” appare sicuramente un pretesto, un contenitore di ripiego per situazioni comiche forzate e paradossali, che si alternano sulla scena senza un filo logico chiaro. Personaggi vanno e vengono a volte improvvisando inequivocabilmente (quando l’attore che impersonava l’amministratore del condominio si è accorto che il microfono non funzionava, è uscito di scena fra i salti e i lazzi di Max e Bruno che cercavano di portare avanti lo show). Spesso gli stessi Fichi d’India scoppiano a ridere durante lo sketch, creando nel pubblico tradizionale un effetto di straniamento che infastidisce e indispone.
Uno spettacolo vivamente consigliato solo a chi conosca e apprezzi visceralmente la comicità triviale dei Fichi d’India e sia pronto a ridere a qualunque loro battuta, smorfia, espressione colorita (per non dire volgare), gesto osceno, tormentone ripetitivo, senza pretendere nulla di più.
Bergamo, Teatro Creberg, 20 gennaio 2007
Visto il
al
Nuovo Giglio
di Inzago
(MI)