Scritto per la sala Assoli del Teatro Nuovo, dove è stato rappresentato in prima nazionale, questo nuovo lavoro di Emma Dante esplora – una circostanza per lei nuova – la forma del monologo o meglio, come precisano le note di regia, del “soliloquio”. Il tema appartiene al repertorio più caro all’autrice palermitana, quello della solitudine familiare, della disperazione che nasce all’interno di quel gruppo che dovrebbe proteggere e che invece spesso lacera l’identità delle persone; una potente smitizzazione della famiglia, involucro illusorio dove l’egoismo e l’ipocrisia degli individui possono sfaldare equilibri posticci e nominali.
Siamo al cospetto di Paride, un giovane che si prepara a celebrare il suo trentanovesimo compleanno, che durante i preparativi della festa racconta, rivolgendosi direttamente allo spettatore, della sua famiglia che si è dissolta, un fratello disabile che è morto, un padre che se n’è andato, una madre che non c’è più; e lui stesso pensa «di spiccare presto il volo». Non c’è pathos, non c’è dramma consapevole in questa narrazione del protagonista, perché la sua condizione attuale di solitudine coincide con quella dell’infanzia, quando i genitori reprimevano la sua esuberanza “malata” rinchiudendolo nello stanzino delle scope; che adesso, infatti, sono le uniche figure di compagnia, i soli invitati a questo malinconico festino. La mente infantile di Paride, che il mondo degli adulti identifica come malattia, rende viva e magica la memoria, ed anche il presente desolato.
Il testo è indubbiamente efficace ed intessuto di poesia, anche se la scrittura risulta a tratti diluita o stereotipata; per esempio nella lettera del padre, che prepara la definitiva disillusione del protagonista; oppure nella costruzione della facile simmetria tra i due fratelli, l’uno incapace di camminare e l’altro di pensare. Per fortuna il lavoro è sostenuto da una potente e accuratissima azione di regia, capace di riconsegnare pieno vigore alla parola; e soprattutto da una formidabile esecuzione scenica di Gaetano Bruno, padrone straordinario della voce e del corpo ed interprete eccellente dell’intero progetto drammaturgico.
Teatro Nuovo, sala Assoli - Napoli, 30 marzo 2007
Visto il
al
Studio
di Scandicci
(FI)