Non è un caso se Luca De Bei ha scelto di tornare in scena come attore con Il Grande Mago di Vittorio Moroni un monologo incentrato sul racconto in prima persona di Aurora, una donna trans che ripercorre la propria vita dai tempi dell'adolescenza, quando era ancora Andrea, all'incontro con Anna, la donna con la quale farà un figlio, che dopo la transizione verso il sesso femminile, le sarà vietato di vedere.
Un testo che costituisce una sfida chiedendo all'attore un grande equilibrio interpretativo visto che nel monologo non sono registrati solamente i cambiamenti che portano Andrea verso Aurora, ma anche le reazioni delle persone che lo, e la, circondano, e l'effetto che queste reazioni hanno su di lui e su di lei.
De Bei riesce magnificamente a dare corpo alle ombre di un dolore interno, all'insoddisfazione di Andrea per un corpo che non riconosce adeguato al proprio sentire, alle proprie ambizioni, con una sensibilità recitativa ad altissima temperatura. De Bei interpreta il maschile e il femminile sganciandoli dalla zavorra dei cliché coi quali vengono normalmente rappresentati sulla scena, e fuori, e li de-costruisce restituendoli con l'intelligenza di una sensibilità fisica, corporea, carnale, sensuale.
Che sia la reazione, al contempo di eccitazione e disgusto, per il proprio corpo maschile che si eccita per le donne, o il dolore per la discriminazione che subisce in famiglia, al lavoro e anche dalla madre di suo figlio, nell'interpretare Andrea e Aurora De Bei non reinventa una retorica maschile e femminile, ma trova nell'azzardo di muoversi in un terreno privo di standard conformati - e dunque a rischio di scivoloni nel cliché e nell'effetto facile - quella forza interiore che lo fa giungere sino alla fine della piéce con una spontaneità e una autenticità schiette e senza schermo alcuno dietro il quale nascondersi o difendersi. La fragilità e la forza di Aurora e di Andrea sono quelle dell'attore che non ha altra verità se non quella del proprio essere sulla scena per sostenere un racconto intenso, difficile, non sempre felicissimo nel suo impianto narrativo.
Il Grande Mago ha infatti il pregio di mostrare con precisione e chiarezza come in Andrea, la distanza tra le reazioni fisiologiche del proprio corpo sessuato e il sentire intimo della propria persona che si disgusta di quell'eccitazione declinata al maschile, non consiste affatto in una disfunzione fisica (il corpo di Andrea funziona perfettamente) e non ha niente a che vedere con l'omosessualità cui spesso Andrea viene catalogato: Andrea ha disgusto del maschile, di ogni maschile, anche di quello del suo stesso corpo mentre la sua passione per le donne è così totalizzante da indurlo a voler diventare donna lui stesso. Nel dipingere psicologie, scelte e comportamenti dei personaggi, però, il testo identifica troppo facilmente la fragilità e la vocazione rinunciataria da vittima con il femminile, sia quello biologico di Anna, che si innamora sempre di uomini violenti e lascerà AndreaAurora per un uomo autoritario, sia quella trans di Aurora che rinuncia con troppa remissività ai suoi diritti di genitore. Il testo tradisce così un l'assunto implicito che, se un padre diventa donna e perde la patria potestà, ciò è comprensibile e, in fin dei conti, inevitabile.
Questa ambiguità nella struttura profonda del testo richiederebbe un'analisi ben più approfondita di quella che possiamo fare qui, ma va comunque fatta notare, senza nulla togliere alla positività del raccontare una storia come questa, e dandole merito di costituire una occasione grande, per un attore grande, di portare in scena un personaggio al contempo complesso e semplice, cui Luca De Bei sa infondere la credibilità che in tralice nel testo a tratti gli può mancare.
La regia asciutta che si concentra sul linguaggio del corpo e sull'intenzione della voce dell'interprete, con un uso discreto e intelligente delle luci (le musiche invece sono usate con meno senso della misura), senza scenografia alcuna ad esclusione di una sedia, permettono di godere della immensa bravura di De Bei che si dona completamente al suo personaggio mettendone a nudo il nodo irrisolto della sua identità più intima che Andrea scioglie approdando, con coerenza e rispetto per se stessa, ad Aurora.
E gli applausi finali che richiamano De Bei più e più volte sul palco si fanno un abbraccio del pubblico rivolto tanto all'attore quanto alla protagonista.
Prosa
IL GRANDE MAGO
De Bei: la magia di un attore
Visto il
15-01-2013
al
Dei Conciatori
di Roma
(RM)