Molto probabilmente non abbiamo mai saputo che nel corso degli anni, ovvero dalla sua prima edizione andata in scena nel 1877 al Teatro Bolschoi di Mosca, il celebre balletto “Il lago dei cigni” frutto della collaborazione tra Marius Petipa, Lev Ivanov e Cjahovskij sarebbe stato, come dire, “contraffatto” e divenuto quindi una sorta di stratificazione di più coreografie. A sostenerlo è Alexei Ratmansky brillante danzatore e anche coreografo residente negli Stati Uniti all’American Ballet, da anni specializzatosi nella ricostruzione originale dei alcuni importanti balletti di repertorio, come per esempio “La bella Addormentata” di recente andata in scena anche alla Scala.
In questo mese di luglio, dal 6 al 15 con cast diversi, il coreografo ha rimesso in piedi una colossale ricostruzione de “Il lago dei cigni” che abbiamo visto con una convincente Vittoria Valerio nel ruolo di Odette/Odile (capace di passare dalla disperazione del primo tempo alla seducente cattiveria del secondo) e un solare e nello stesso tempo intenso Claudio Coviello in quello del principe Siegfried. Spettacolo realizzato in coproduzione con L’Opera di Zurigo secondo la tradizione di Petipa, Ivanov rifacendosi all' esecuzione del 1895 a San Pietroburgo.
La messinscena vista a Milano era però ancora diversa rispetto a quella di Zurigo perché il coreografo ha a che fare con altri danzatori, altri scenografi, altri costumisti. E dunque di che ricostruzione stiamo parlando? Lo stesso Ratmansky è il primo a sostenere che molto probabilmente non si possa effettivamente parlare di vera ricostruzione, perché nonostante siano stati scartabellati documenti, disegni, dipinti, etc. etc. non possiamo avere comunque una macchina del tempo e sapere quali fossero i passi veramente eseguiti dai ballerini e quali i costumi originali. Non esistevano video, foto.
Quella su cui si è basato Ratmansky è un sistema di notazioni di movimenti che venne pubblicata nel 1892 attraverso la quale era possibile segnare i dettagli delle coreografie. Ovvero le posizioni delle braccia, non più a forma di ala come abbiamo sempre visto nelle altre versioni, della testa, delle gambe dove i developpè e i grand battement sono tenuti bassi, i grandi salti e tour en l’air più contenuti, mentre negli anni abbiamo sempre più assistito ad esercizi ginnici per dimostrare le capacità acrobatiche dei danzatori. Quello che un coreografo può fare, e in questo senso il coreografo ci è riuscito, è quello di rievocare lo spirito e le atmosfere imperiali del tempo, conciliandole comunque con la nostra contemporaneità e in questo senso rendendo il balletto più attuale. Una versione quella di Ratmansky più corale dove i primi ballerini e comunque le altre figure protagoniste, come il mago Rothbart che imprigiona la giovane nel corpo di un cigno o la regina che cerca una sposa per il giovane figlio, sono solo il pretesto, attraverso l'itorduzione della pantomina un po' persa nelle successive versioni, per raccontare attraverso la danza una favola rimasta nel tempo che ha incantato milioni di spettatori di tutto il mondo.
Così in questo remake pur rimanendo il dualismo cigno bianco - cigno nero e cioè i due diversi aspetti della personalità romantica e dell’ immagine femminile più seduttiva, scompaiono le piume dal capo, tutte le ballerine del corpo di ballo diretto da Mauro Bigonzetti danzano con un ciuffo di capelli sciolto sulle spalle che esalta maggiormente la loro femminilità. I costumi creati da Jerome Kaplan, il quale ha realizzato delle scene quasi elementari ma molto pittoriche, esaltano il corpo femminile. Insomma, alla fine diventa paradossalmnte tutto più moderno, pur essendo partiti dall’idea di fare una ricostruzione filologica. Niente più tutù rigidi a ruota, ma gonna a campana sopra le ginocchia, ovviamente rigorosamente di tutte. Compaiono ad un certo punto anche un gruppo di cigni neri mai visti nelle altre versioni. Nella scena del ballo, quando Rothbart nella (serata vista) interpretato da Alessandro Grillo che non ha più il consueto mantello nero ma delle ali da rapace con le quali avvolge e cattura la povera Odette , Odile indossa un tutù più lungo con una base nera ma inframezzata da punte di colore verde, rosa e bianco. Altra variazione, la comparsa di otto piccoli cignetti, allievi della Scuola di Ballo del Teatro alla Scala diretta da Frederic Olivieri, che danzano insieme al Corpo di Ballo.