Comico
IL MISTERO BUFFO DI DARIO FO (PS: NELL'UMILE VERSIONE POP)

IL MISTERO BUFFO DI DARIO FO

IL MISTERO BUFFO DI DARIO FO

Quando nel 1969 Dario Fo rappresentò per la prima volta il Mistero Buffo (oltre cinquemila da allora gli allestimenti in tutto il mondo), pochi ebbero coscienza di trovarsi in presenza di uno dei capolavori del Teatro Italiano di ogni epoca e di un lavoro ‘colto’ che riscopriva e riproponeva mischiandoli il ‘teatro popolare’ (quello dei giullari che dava voce alla rabbia e alla protesta dei poveri) e quello dei ‘Misteri’, sacre rappresentazioni con forte valenza didascalica.
Dario Fo nel suo Mistero Buffo - risultato di ricerche effettuate su moltissimi di testi da lui raccolti nelle varie regioni italiane - ripropose la ‘mimica’ come mezzo teatrale di espressione e traduzione del pensiero e recuperò il ‘grammelot’, linguaggio inventato dai comici dell’arte e dai giullari per aggirare un duplice ostacolo: la diversità dei ‘dialetti’ incontrati nel loro peregrinare e il divieto di recitare in lingua (per evitare la diffusione di idee spesso eterodosse).
Paolo Rossi (Monfalcone 1953), che definisce questo Mistero Buffo di Dario Fo (PS: nell’umile versione pop) - in programma al Piccolo Teatro Strehler fino al 30 maggio - un omaggio all’amico e Maestro (con cui debuttò nel 1978 in Histoire du Soldat), crea uno spettacolo in parte nuovo, comunque diverso, anche nel ‘grammelot’ utilizzato.
Protagonista è sempre il sentire della povera gente, degli umili, dei ‘diversi’ angariati dai Potenti, ma i racconti sono rivisitati perché dal 1969 sono passati oltre quarant’anni e si sono aggiunte nuove problematiche, nuove insicurezze e nuove - a volte false - paure.
Accanto ai racconti di Fo vi sono quindi quelli di Rossi e l’attualità italiana con le tragiche storture di un Potere che non ama chi cerca giustizia e che incita all’odio verso i diversi non può non essere oggetto di rapide, ma incisive battute.
Una domanda è sottotraccia lungo tutto lo spettacolo: Chi sarebbe oggi Gesù Cristo? Probabilmente - dice Rossi - ‘oggi arriverebbe non su un somarello, ma su un gommone.’
Paolo Rossi dà al suo Mistero Buffo un carattere fortemente popolare - frutto anche delle sue ricerche su tale tipo di teatro - proponendosi di cambiarlo con il mutare della società. Solo la necessità di un giullare che dia voce alla rabbia e alla disperazione dei poveri e degli ultimi e alla speranza di un avvenire migliore resta immutata.
Lo spettacolo grazie all’ottima regia di Carolina De La Calle Casanova scorre con buona tensione drammatica per circa due ore. Semplici e significative le scene di Andrea Cavarra e belle le musiche originali di Emanuele Dell’Aquila, elemento innovativo rispetto all’opera di Fo in cui erano quasi del tutto assenti.
Sul giullare Paolo Rossi c’è poco da dire: trascina e coinvolge il pubblico rendendolo protagonista, un’interpretazione magistrale. Ma se Rossi è uno degli attori più versatili e completi del nostro Teatro, una piacevole sorpresa - almeno per me - è stata Lucia Vasini interprete di un monologo di eccezionale potenza e struggente bellezza.
Ripetuti applausi a scena aperta e lunga ovazione finale da parte del pubblico che gremiva lo Strehler: l’auspicio è che la partecipazione alle tematiche del Mistero Buffo non finisca varcata la soglia del Teatro.
 

Visto il 04-05-2010