Comico
IL MISTERO BUFFO DI DARIO FO (PS: NELL'UMILE VERSIONE POP)

Paolo Rossi in "Mistero Buffo di Dario Fo"

Paolo Rossi in "Mistero Buffo di Dario Fo"

Un irresistibile Paolo Rossi con “Mistero Buffo di Dario Fo (p.s. in umile versione pop)” si è esibito per il terzo appuntamento della rassegna “Comics & dintorni” al Teatro Toniolo di Mestre riscuotendo applausi e molte risate.

È anche a teatro che si può imparare l’arte del “viver comune” ed è ancora meglio se ciò avviene attraverso la risata, che come la fede, dice Rossi, è un dono di Dio, un mistero. E di misteri per l’appunto si parla in questo spettacolo, anzi, di misteri buffi in chiave pop. Rossi eredita dal maestro Fo l’ironia, la gestualità, il grammelot (una sorta di lingua franca molto onomatopeica creata da diversi influssi dialettali) e porta in scena una versione dell’opera restaurata in chiave moderna e popolare riuscendo così nell’ardua impresa di citazione e non imitazione dell’originale.

Lo spettacolo comincia con una naturalezza incredibile, tra un monologo di Rossi e la musica di Emanuele Dell’Aquila come sottofondo, come se fosse una chiacchierata tra amici dove si divaga in discorsi sulla vita di ogni giorno e si discorre del più e del meno tra una risata e l’altra, finché, ad un certo punto, la domanda “Ma se tornasse Gesù in Italia, come ci comporteremmo?”. “Gesù era un clandestino eppure era anche re”, e lì, sul palco, Goran, un manichino ammanettato, a rappresentare tutti quei ‘poveri cristi’ dei giorni nostri che finiscono in croce, chi in un modo chi in un altro.

Sulla scena è allestito una sorta di carro di Tespi aperto, perché gli attori oggi come una volta si ritrovano a dover lavorare anche per strada, ad uscire dai teatri, luoghi di cultura, e, proprio per questo, luoghi apparentemente inutili perché qui in Italia c’è chi dice che la cultura non si mangia; invece secondo Rossi potrebbe essere proprio il teatro il luogo giusto per risolvere i problemi.

I misteri messi in scena, la nascita del giullare, la resurrezione di Lazzaro e la passione, non sono solo divertenti sketch, diventano anche momento di riflessione; ma è nell’epilogo che il tono cambia e il giullare si fa serio perché è giunto il momento di mettere a nudo anche i misteri di un’Italia corrotta, retta su misfatti, dove il passato non esiste, ci rubano il presente e trasformano il futuro lasciandoci appesi, inermi fantocci.

Una nota di merito anche per la rappresentazione eseguita sul finale dalla brava Lucia Vasini che, sulle orme di Franca Rame, reinterpreta la Laude di Maria alla Croce.


Visto il 7/12/2010 al Teatro Toniolo di Mestre (Ve)

 

Visto il 07-12-2010
al Toniolo di Mestre (VE)