Prosa
IL NOSTRO ULTIMO BRINDISI (A QUESTA NUOVA E PROSPEROSA VITA)

In questo scorcio di fine sta…

In questo scorcio di fine sta…
In questo scorcio di fine stagione della sala Orfeo il progetto teatrale Bluebox propone un bell’esempio di scrittura drammaturgica. Adattato da un testo inedito di un autore non ancora noto, “L’ultimo brindisi” fa proprie atmosfere da noir per raccontare una fine serata tra amici in cui fantasmi e rimpianti escono fuori all’improvviso, complice una visita inaspettata. Al di là del plot semplice ma efficace, la dimensione sospesa, quasi hitchockiana, nasce dalla sapiente costruzione narrativa che scava in profondità tra i legami apparentemente chiari tra i quattro protagonisti che, con il passare dei minuti, assumono sfumature sempre più complesse e torbide, fino a riportare a galla un passato oscuro, che non ci si aspetterebbe dall’ambientazione tutta borghese, in cui i quattro giovani “bene” si trasformano in figure complesse, dove ognuno ha qualcosa da nascondere. “Il risveglio di una realtà percettiva più profonda, una realtà che si tenta di riproporre in performance tramite la messa in opera di diversi ‘collegamenti’, di ponti che uniscono i diversi livelli della percezione umana” è parte del manifesto di questa giovane compagnia che si segnala per una messa in scena attenta nel proporre appunto una costruzione non scontata dei personaggi, dove il mistero e la suspense nascono più che dalla vicenda in sé, dalla reazione inattesa dei protagonisti, dalle nuove dinamiche che sconvolgono quello che pareva un equilibrio antico e solido. Complice una scenografia in cui il salotto della coppia ospite, apparentemente stereotipo di uno status raggiunto, sfuma in un’oscurità data dall’appiattimento delle luci, presenti solo frontalmente, i quattro attori si muovono sempre più a disagio nella loro tranquillità solo apparente, fino a mettere a nudo anime tormentate da vecchi rimorsi e da rancori non sopiti. Con qualche ritmo recitativo leggermente fuori posto lo spettacolo acquista comunque concretezza e interesse via via che il tempo passa, legando sempre di più lo spettatore alla storia e ai suoi interpreti e proponendosi in questo con una regia puntuale e accurata che privilegia sfumature e silenzi, che da soli spesso calamitano tutta l’attenzione. Roma, 26 maggio 2009 Teatro dell’Orologio – sala Orfeo
Visto il