Classica
IL PIPISTRELLO

UN CONFRONTO GIOCOSO FRA APPARENZA E REALTA'

UN CONFRONTO GIOCOSO FRA APPARENZA E REALTA'

Johann Strauss jr. compose Die Fledermaus, ovvero Il Pipistrello, fra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera del 1874 in un periodo difficilissimo per i teatri austriaci e per la nazione stessa, a quasi un anno di distanza dal tremendo crollo della Borsa che colpì Vienna nel 1873. Lo spunto fu tratto, oltre che da Das Gefängnis (La Prigione) di Julius Roderich Benedix, anche e soprattutto da una commedia francese di grande successo, La Reveillon, di Henri Meilhac e Ludovic Halévy che fu tradotta e adattata per l’occasione da Carl Haffner e Richard Genée. L’immediata godibilità e vivacità musicale de Il Pipistrello, caratteristiche dell’operetta e del gusto borghese di un’Austria che alla fine del secolo vuole dimenticare i propri mali, nascondono dietro un’apparente semplicità strutturale momenti di vero lirismo che vanno ben oltre l’intreccio da commedia degli equivoci e che hanno giustamente decretato il successo mondiale di questa partitura.

Ciò premesso, la lettura che Abbati ha voluto dare di questo piccolo capolavoro ci è parsa sinceramente piuttosto superficiale, non tanto per l’abitudine di adattare in più punti il libretto all’attualità, che è pratica piuttosto diffusa, quanto per l’utilizzo di una base preregistrata in sostituzione dell’orchestra, espediente che altera completamente la percezione musicale dello spettatore, focalizzando così l’attenzione solo sugli elementi di pura evasione presenti nella trama. L’operetta non è un musical e ad esso non è assimilabile, la sua programmazione, infatti, è significativamente quasi sempre inserita dai vari teatri all’interno della stagione lirica e richiede, normalmente, l’impiego di cantanti mutuati dal mondo dell’opera.

Per quanto concerne la scenografia, l’allestimento appare essenziale, anche se tutto sommato efficace: la scena è fissa, un interno di colore chiaro che, grazie a pochi semplici accorgimenti, dal salotto di Villa Eisenstein si trasforma nel palazzo del principe Orlofsky e successivamente nell’ufficio del direttore delle carceri; l’ambientazione temporale è decisamente spostata verso il Novecento.

Corrado Abbati fa il suo ingresso in scena soltanto nella seconda parte dello spettacolo vestendo i panni del carceriere Frosch, arguto ubriacone, che egli interpreta con la solita verve da mattatore, letteralmente osannato dal suo pubblico. Grande impegno, ma anche molte le difficoltà vocali per tutti gli altri membri della compagnia che, possedendo voci leggere più adatte all’esecuzione di musical contemporanei, evidenziano su questo tipo di partitura alcuni problemi di intonazione, tensioni in acuto e nella tessitura alta, agilità faticose e, più in generale, qualche approssimazione nell’esecuzione. Piuttosto semplici le coreografie ideate da Giada Bardelli.

Teatro gremito, pubblico entusiasta e prodigo di applausi per tutti, a scena aperta e al termine dello spettacolo, quando cantanti e ballerini sono scesi in platea per un saluto finale.

Visto il 26-12-2012
al Ponchielli di Cremona (CR)