Prosa
IL POVERO PIERO

«Il povero Piero» e la risata che seppellì tutti

«Il povero Piero» e la risata che seppellì tutti

Grondante di humour dissacratore sin nel titolo, Il povero Piero è un divertissment in due atti e prologo di Achille Campanile, autore dell’omonimo romanzo da cui poi egli stesso trasse la pièce nel 1961, dando avvio ad una lunga sequela di varianti e riadattamenti scenici, teatrali e cinematografici.

Il riso come arma di rivoluzione

Prendendo a pretesto il tema tabù della morte e dei rituali che le sono connessi, il lavoro ricorre all’espediente del linguaggio per scardinare, portare alla luce, polverizzare con gioiosa leggerezza l’insostenibile ipocrisia delle “buone maniere” borghesi, quei rituali da galateo che, nel “non detto” nascondono la peggiore umanità. Oscillando, da virtuoso funambolo della parola, tra significato denotativo e traslato; ri- scrivendo, s- montando, de- strutturando storiche stratificazioni di frasi fatte, Campanile dispiega l’arma del riso rivoluzionario per liberarsi, in un sol colpo, del pesante fardello del senso comune, a cominciare dalle singolari disposizioni testamentarie del Piero “caro estinto”.

All’opera dei pupi

La storia è nota: il previgente Piero D’Avenza dispone che la notizia della sua dipartita sia diffusa solo dopo l’espletamento delle pratiche di rito; ma l’incredibile «resuscitamento» del protagonista, rivela come si agisce, anche con i presunti cari, in assenza di controllo o di possibilità di replica da parte di quest’ultimi.

Un’assoluta dis- umanità ben evidenziata, in questo sagace allestimento curato dal regista Mario Guarneri, fin nei dettagli di costumi e scena: con i personaggi in campo tutti connotati, ad eccezione di Piero, dall’uso di una parrucca posticcia in cartapesta, segnica della loro dimensione in- umana di uomini- fantocci al servizio di convenzioni ipocrite. Simili alle figure di una attualissima opera dei pupi, i personaggi ruotanti intorno a Piero appaiono del tutto eterodiretti, pallidi esecutori delle “trame” sociali codificate secondo un duplice criterio: l’opinione altrui e il proprio tornaconto.

Sulle ali della ragione

Fioccano le risate in sala. Ma è un riso acre, a ben vedere, se - come invita a fare l’autore- si riflette sulla mole di insulsaggini pronunciate nella quotidianità. E mentre tutti regolano le lacrime secondo le convenienze, gli assurdi litigi sul defunto per cui poter piangere, i surreali fraintendimenti che generano catene di gaffes, preparano la riapparizione dell'ironico Piero, vero trionfatore della farsa nonché alter ego dell’autore.

Il quale, umorista brillante alla maniera anglosassone, si dimostra geniale “eversivo” del linguaggio; librandosi leggero sulla coltre dell’ovvio sulle ali di una vivida intelligenza, Campanile genera un ordito perfetto dove i plurimi livelli di significato sono resi con precisione ed efficacia dall’ottimo cast attoriale di Teatroimpulso: un collettivo ben coordinato che con scioltezza scandisce al meglio i complessi sincronismi di cui questo lavoro si sostanzia.

Visto il 18-05-2017
al Teatroimpulso di Catania (CT)