Prosa
IL PRESTITO

Il prestito: la qualità dell’accoppiata Gianluca Ramazzotti e Antonio Catania

Il prestito: la qualità dell’accoppiata Gianluca Ramazzotti e Antonio Catania

Il pubblico romano è abituato da qualche anno ad associare i nomi di Gianluca Ramazzotti e della sua ARTÙ produzioni a spassose commedie degli equivoci, animate da numerosi personaggi e battute che garantiscono risate a crepa pelle. Se la quantità degli attori in scena ne “Il prestito” diminuisce, la qualità rimane quella di sempre e l’accoppiata Gianluca Ramazzotti - Antonio Catania, già collaudata in “Se devi dire una bugia dilla ancora più grossa” si riconferma solida e vincente.

io , dando tra l’altro, opportunità ai due protagonisti di dimostrare la propria grande versatilità attoriale ed offrendo al pubblico una riflessione affatto superficiale sulla coppia e sull’annosa questione della differenza tra uomini e donne e l’incapacità degli uni di arrivare a capire perfettamente le altre.

La sceneggiatura dello spagnolo Jordi Galceran, infatti (rappresentata nella versione italiana di Pino Tierno) porta in scena la storia di un irremovibile direttore di banca, il quale, messo di fronte a dati, cifre e documentazioni insufficienti a fornire una garanzia, rifiuta categoricamente un piccolo prestito al potenziale cliente, mentre l’altro, con la sua insistenza insopportabile, tenta di prendere il direttore per sfinimento. 

Entrambi vengono presentati nelle loro false sicurezze: il primo, certo di vivere una situazione matrimoniale solida ed inattaccabile, è convinto di conoscere sua moglie come le proprie tasche; il secondo, con la sua fede cieca nella propria capacità di sedurre le donne, crede di poterle capire alla perfezione. Anche se il cliente, tentando di dare lezioni di seduzione al direttore, metterà in evidenza un insegnamento di vita più importante e cioè che in amore non esiste un sistema unico ed universale per far sì che le cose funzionino, egli dovrà a sua volta apprendere un’altra lezione a seguito dell’incontro con la moglie del direttore. Il terzo personaggio, la moglie, che ci si aspetta sempre debba comparire da un momento all’altro, è invece assente in scena eppure risulta per certi versi ancor più protagonista dei due uomini.

Di grande effetto ed efficace la scenografia di Alessandro Chiti, che, montata su una struttura mobile e “girevole”, riproduce i moderni interni di un ufficio di banca, mostrando allo spettatore i personaggi da varie prospettive.

Uno spettacolo valido che, diversamente da come tenta di presentarlo la sinossi «… un duo esplosivo in un susseguirsi di risate e colpi di scena (…) due uomini in una situazione delicata e allo stesso tempo esilarante», non si dovrebbe, a nostro avviso, definire una commedia esilarante: qualche situazione, nella sua paradossalità, fa sorridere ma prevale l’attenzione alla psicologia dei personaggi, che risultano spontanei e verosimili prima ancora che comici.

Visto il 02-12-2014
al Sala Umberto di Roma (RM)