Lirica
IL SIGNOR BRUSCHINO

All'Olimpico uno dei primissimi lavori rossiniani

All'Olimpico uno dei primissimi lavori rossiniani

Con la presentazione avvenuta nel febbraio scorso de Il signor Bruschino, si era concluso il percorso curato da Bepi Morassi sotto l’insegna di «Atelier della Fenice al Teatro Malibran», progetto che con cadenza annuale ha portato alla messa in scena in quel teatro veneziano delle farse scritte da Gioacchino Rossini per il San Moisè tra il 1810 ed il 1813, con regie ora firmate da lui, ora da altri suoi colleghi; mentre le scene ed i costumi – compresa la loro materiale realizzazione in laboratorio – erano compito di docenti e allievi della Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Bellissimo e propositivo – e purtroppo anche assai raro - esempio di stretto e diretto collegamento tra aule didattiche e ambienti di lavoro.
Questa piccola e ridente produzione è stata ora trasportata tra le quinte lignee del Teatro Olimpico nell'ambito delle Settimane Musicali di Vicenza - giunte quest'anno alla loro XXIVma edizione - ovviamente con gli opportuni e indispensabili adattamenti: si tratta, in sostanza, di ritocchi che hanno comportato la sostituzione, sullo sfondo, della palazzina del signor Gaudenzio e delle alte siepi poste ai lati con l'imponente ed inamovibile arco scenico del Palladio. Dell'originale impianto rimane solamente il candido pavillon a sinistra, qualche sedia e divano da giardino, un lampione, più un vago accenno di verzura; e naturalmente il piccolo modello di teatrino in primo piano, con le figurette dei personaggi. Si è così perso per strada l'arioso profumo agreste della proposta di Erika Muraro e Marta Zen, allieve della Scuola di scenografia dell’Accademia veneziana, ma altro non si poteva fare. In compenso non sono mutati i piacevoli costumi disegnati da Nathan Marin, e realizzati con materiali più vari da Maria Elena Cotti; abiti che pur nella loro liberissima fantasia aderiscono bene all’atmosfera vagamente ottocentesca dell'impianto generale.
Ricavato dal Foppa rielaborando con disinvoltura la commedia Le fils par hasard, giunta sulle scene francesi appena qualche anno prima, Il signor Bruschino appare un vorticoso e ben oliato congegno scenico, messo in moto da un compositore giovanissimo sì, ma già del tutto padrone dei propri mezzi. Una macchina irresistibile, servita a puntino dalla fluida regia di Bepi Morassi evitando di calcare troppo la mano sul lato più buffo della trama, e lasciando emergere invece per intero quella vena di sottile e  garbato humour che rimane pur sempre la vera cifra distintiva del procedere rossiniano.
Dietro l'orchestra, un gruppo di voci selezionate nell'ambito del Progetto OperaLab tra le classi dei conservatori veneti; un insieme di giovani talenti, molto affiatato e posto sotto la guida importante di Giovanni Battista Rigon, il responsabile principale delle Settimane vicentine. Una direzione fantasiosa e spumeggiante, quella che abbiamo percepito, con indovinate scelte agogiche, e leggerezza profusa a piene mani; e sempre molto attenta e vigile – ma non per questo nervosa né preoccupata - nel sostenere interpreti non tutti adusi a calcare le scene.
Paolo Ingrasciotta era Gaudenzio: buon attore per natura, il baritono catanese ha dipinto con sapidi tratti l'aria di ingresso «Nel teatro del gran mondo» ed è apparso impeccabile in tutto il resto, compreso il duetto con Sofia «E' un bel nodo»; Bruschino padre era impersonato efficacemente dal baritono Francesco Toso; il soprano Giulia Biolcato è apparsa una Sofia di ragguardevole livello, risolvendo senza difficoltà pure l'impegnativa pagina di «Ah! voi condur volete» (cantata in paludate vesti da guerriero, con scudo e cimiero, trattandosi della parodia di un'aria da opera seria). Il tenore Francesco Brito, sentito già nelle recite veneziane dello scorso febbraio, ha decisamente migliorato il suo Florville, che ora appare assai più rifinito e persuasivo: pertinente sia l'apertura lirica di «Deh! Tu mi assisti amore», sia il successivo duettino «Quant'è dolce a un alma amante» che lo vede teneramente abbracciato con l'amata. E poi gli altri: il mezzosoprano brasiliano Ana Victoria Pitts impersonava Marianna, il baritono cinese Rui Ma il locandiere Filiberto, Diego Rossetto il Delegato di polizia, Francesco Toso Bruschino figlio. Più mimi che semplici comparse Gianmaria Bissacco, Marco Ferraro, Fabio Lapenna e Francesco Mandich. L'Orchestra di Padova e del Veneto era integrata al clavicembalo da Pietro Semenzato.
Non è mancato ovviamente il positivo riscontro del pubblico vicentino, che ha applaudito con calore tutti gli interpreti.

Visto il 12-06-2015
al Olimpico di Vicenza (VI)