La teatralità cinematografica di Martone
Sorprende il crescendo rapido dei dialoghi che coinvolge lo spettatore sin dalle prime battute, proprio come accade nel cinema, con i famosi tre minuti che servono a catturare l’attenzione e a far entrare nel vivo della storia il pubblico e appare quasi un montaggio parallelo la scena centrale dell’accoltellamento di Don Antonio che preferisce non uccidere il suo assassino perché immagina sua figlia nella sala da pranzo della loro casa.
Tuttavia il dinamismo del cinema drammatico pian piano rallenta, il racconto originale riaffiora nelle perplessità di un uomo vicino alla morte. All’improvviso si ritorna ai tempi teatrali nelle riflessioni di Don Antonio e del dottore, in cui emerge il tono della drammaturgia originaria di Eduardo e di un filone novecentesco: il senso della giustizia oltre lo stato – tipica della letteratura del secondo dopoguerra – e l’inettitudine del “girare a vuoto” antinovecentista degli anni Venti.
La lingua napoletana resta però sul medesimo tono contemporaneo, una sonorità omogenea che crea un collante tra i personaggi e il gruppo unito di giovani attori, provenienti da tre realtà differenti.
Difatti, la produzione unisce il ’Teatro Stabile di Torino’, (Luca De Filippo) e ’NEST – Napoli Est Teatro’.
Martone Binasco allo Stabile di Torino
Il Sindaco del Rione Sanità di Martone così come Porcile di Binasco comunicano nello stesso linguaggio cine-teatrale: sequenze fisse dentro una scenografia moderna, luci gelide e musiche elettroniche contaminate nel caso di Martone con il funk, grazie al contribuito dell’attore rapper Ralph P.Difatti, da gennaio alla direzione artistica del Teatro Stabile di Torino vi è proprio Valerio Binasco in sostituzione di Martone. Una continuità stilistica che inizia a dare voce alle sfumature del teatro contemporaneo.