Lirica
IL TAMERLANO 

“Il Tamerlano”, un pasticcio di Vivaldi riportato sulle scene da Ottavio Dantone e dall'Accademia Bizantina

Il Tamerlano
Il Tamerlano © Zani Casadio

Il Tamerlano, é la fortunata 'tragedia per musica' di Agostino Piovene che nelle mani di Vivaldi divenne pretesto per un pasticcio operistico. Genere tipico del periodo barocco, il quale incontra oggi oggidì una qualche diffidenza per il suo carattere composito ed eclettico, alieno dal concetto di unitarietà propria dei lavori del tutto originali cui siamo abituati. 

Una valutazione riduttiva, certo; ma all'epoca di sua maggior diffusione, nella prima metà del '700, non era affatto così. Era infatti era un pot-pourri teatrale assai gradito al pubblico d'allora, che vi ritrovava brani di suo gradimento, senza preoccuparsi d'altro. Atteggiamento comprensibile, se pensiamo che nei nostri negozi di dischi si vendono, accanto ai concept album, anche spensierate raccolte di hits estive o sanremesi.

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA

Marie Lys

Scopriamo il pasticcio operistico

Per pasticcio si intende un melodramma costruito come centone di arie di un unico compositore (più sovente, di vari autori), traslate da altri titoli. Più raramente, un lavoro i cui canonici tre atti erano distribuiti fra altrettanti compositori. All'epoca non una pratica ritenuta disdicevole, bensì segno dell'abilità di fondere ispirazione, stili, situazioni fra loro diversi, soddisfacendo nel contempo le smanie degli interpreti e le aspettative del pubblico. Malauguratamente, il pasticciere poteva però essere talvolta l'impresario stesso, che combinava le arie a piacimento. Secondo contingente opportunità, ma senza troppa finezza.

Tanti autori per un unico melodramma

Di pasticci geniale creatore fu per dire l'Händel londinese, abile riciclatore di precedenti suoi lavori (e talora di cose altrui). Neppure Vivaldi si sottrasse a quel costume: affiancando, per esempio, nella Rosmira del 1728 alle proprie invenzioni  molti pezzi presi da Mazzoni, Paganelli, Hasse, Pampani, Micheli. E pure da Händel. 

Stessa sorte per Il Tamerlano (presentato talora come Bajazet, dal nome del coprotagonista) che il Veneziano presentò al Teatro Filarmonico di Verona nel carnevale 1735 - stagione che lo vedeva impegnato anche come impresario - replicando il gradimento ottenuto con La fida ninfa che aveva inaugurato quella sala nel 1732.

Federico Florio


Pressato forse dai tempi, pur stendendo di sua mano tutti i recitativi Vivaldi vi incastonò, oltre ad arie di suoi lavori precedenti, altrettante invenzioni di J.A. Hasse e del parmense Geminiano Giacomelli. In più un vero must dell'epoca, la folle Qual guerriero in campo armato scritta da Riccardo Broschi per il fratello, il celebre castrato Farinelli. E se il Tamerlano/Bajazet non raggiunge ovviamente il livello di titoli suoi più validi – quali Tito Manlio, Orlando furioso, Farnace, Griselda – il risultato finale incontra comunque il nostro interesse.

Bruno Taddia, Davide Angelozzi, Filippo Mineccia, Kyda Pozza, Delphine Galou, Elda Bartolacci, Marie Lys, Alessandra Ruggeri

Rivive l'anima di un'opera barocca

La recente edizione critica de Il Tamerlano la dobbiamo al solito, puntualissimo Bernardo Ticci. Quale straordinario e fantasioso concertatore, Ottavio Dantone ci ha messo, dapprima per la registrazione discografica Naïve del 2020, ed ora per questo allestimento scenico - che da Ravenna trasmigrerà a Piacenza, Reggio Emilia, Modena e Lucca - la regia delle voci e la variegata organizzazione strumentale, dall'andamento pieno di sorprese timbriche, cromatiche e ritmiche.

Tenendo conto poi che l'esecuzione poggia sempre sulla formidabile ed energica Accademia Bizantina. Il maestro foggiano è ricorso a musiche di Hasse, Giacomelli e dello stesso Prete Rosso, adatte ad intonare le cinque arie presenti nel libretto, ma assenti nel manoscritto originale conservato a Torino.

Bruno Taddia


Metà degli interpreti dei CD Naïve li ritroviamo in scena, a cominciare dal baritono Bruno Taddia, Bajazet altamente espressivo, e dal brillante controtenore Filippo Mineccia, nelle vesti di Tamerlano; e dal contralto Delphine Galou nei panni di un'appassionata, virtuosistica Asteria

Un'aerea Irene viene invece dal soprano Marie Lys, uno scolpito Idaspe dal mezzosoprano Giuseppina Brindelli, un Andronico dal bel timbro lucente grazie al controtenore Federico Florio. Un cast saggiamente congegnato, di belcantisti affermati e coscienziosi, che opera in piena consonanza.

Una raffinata mise en scéne

La pregnante mise en scéne è curata da Stefano Monti: regia, scenografia e bellissimi abiti li ha pensati lui, solo le luci le dobbiamo ad Eva Bruno e gli intriganti video a Cristina Ducci

Uno spettacolo di non comune eleganza, asciutto ed essenziale, che serve a puntino la musica; unico sfarzo visivo, l'aver affiancato ogni interprete da un suo doppio danzante che, al contrario d'esso, può liberamente dar eloquente sfogo alle passioni interiori. Vi provvedono sei agili ed vigorosi ballerini della DaCru Dance Company, ben coreografati da Marisa Ragazzo e Omid Ighani. Alla prima, generosi applausi per tutti.

L'opera è stata resa disponibile ora anche sul portale OperaStreaming.
 

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Visto il 15-01-2023
al Alighieri di Ravenna (RA)