Il 1610 risulta un anno chiave all'interno della biografia del divin Claudio, quello in cui egli tentò di lasciare il servizio mantovano volgendo le proprie ambizioni in direzione della Roma pontificia. Il Monteverdi Festival 2015, quasi ispirandosi a una ringkomposition, intende aprire e chiudere la propria rassegna focalizzando l'attenzione proprio sulla suddetta data, in cui furono composte la Missa In illo tempore, proposta nel concerto iniziale, e il Vespro della Beata Vergine che verrà eseguito in quello di chiusura.
La Missa evidenzia senza dubbio tratti più arcaizzanti rispetto all'innovativo Vespro, aperto decisamente alla cosiddetta "seconda pratica" e rimane legata a quello stile "a cappella" così influenzato da Palestrina, autore decisamente gradito alla gerarchia ecclesiastica dell'epoca, pur consentendo al contempo agli esecutori di esprimersi al meglio, evidenziando la propria sensibilità personale, senza vincoli troppo stringenti. The Tallis Scholars, a fronte anche della loro pluriennale esperienza, hanno saputo sfruttare proprio questo spazio aperto alla soggettività per fornirne una interpretazione vibrante e ricca di colori. Altissimo il grado di padronanza tecnica dei cantanti che hanno reso possibile un'esecuzione di maestosa grandiosità sonora, complice anche la non spregevole acustica della chiesa.
A seguire un altro magnifico esempio di polifonia rinascimentale: il Miserere di Allegri, a nove voci per due cori, la cui unicità e sacralità erano considerate tanto particolari da far incorrere nella scomunica chiunque lo avesse eseguito al di fuori della Cappella Sistina, scomunica che non venne però comminata ad un allora quattordicenne Mozart, il quale riuscì a trascrivere il brano per intero, dopo averne udite solo due esecuzioni il mercoledì e il venerdì santo del 1770. La scrittura è semplice, ma il fascino della sua omoritmia, cui pare i cantori della Sistina sapessero ovviare mirabilmente attraverso l'impiego di vari abbellimenti, ammanta il brano di una solennità singolare, riproposta abilmente dai Tallis anche tramite la disposizione di uno dei due cori dietro l'altare e del tenore incaricato di eseguire il gregoriano su uno dei due pulpiti laterali, al fine di amplificare così l'effetto stereofonico. Nitido e cristallino si leva il famoso do 5 sopranile.
A concludere la serata il Media vita di John Sheppard, compositore dell'epoca Tudor, spesso accostato al grande Thomas Tallis e il Laudate Pueri di Giovanni Pierluigi da Palestrina.
Impeccabile l'intonazione e il minuzioso lavoro eseguito sulla fusione delle voci dell'ensamble; il suono è puro, limpido, ma al contempo robusto e rotondo, la proiezione perfetta. Il gesto del direttore e fondatore del gruppo Peter Phillips è morbido e poco vistoso, ma sempre precisissimo nel dare gli attacchi.
Letteralmente gremita di un pubblico entusiasta e prodigo di applausi la chiesa dei santi Marcellino e Pietro, consacrata fra l'altro nel 1608 a seguito dell'arrivo dei Gesuiti a Cremona, la cui imponente struttura, d'un barocco che potremmo definire serio e rigoroso, purtroppo ormai alquanto segnato dall'impietoso avanzare del tempo, è stata cornice ideale della serata.