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IO SONO IL VENTO

Io sono il vento

Io sono il vento

Un binomio nuovo Jon Fosse e Lukas Hemleb per questa prima assoluta.  Jon Fosse è un drammaturgo, poeta e romanziere norvegese che staziona nei piani alti del teatro contemporaneo. Il suo approdo al teatro avviene dopo la pubblicazione di una quindicina di romanzi e racconti e in Italia ha trovato ampio consenso nei cartelloni di importanti rassegne teatrali. La scrittura di Fosse è scarna, minimale, dominata dall’ascolto, tradotto in un linguaggio freddo e asettico, che costruisce atmosfere intrise di claustrofobica ossessione. La caratteristica del regista tedesco Lukas Hemleb è quella di aver attraversato con il suo lavoro sia i confini geografici, sia le barriere estetiche,  ponendo al centro del suo lavoro la ricerca in vari ambiti culturali, storici e geografici. Di questo progetto, voluto da ERT - Emilia Romagna Teatro Fondazione e Maison de la Culture d'Amiens – centre européen de création et de production,dice: "Questo lavoro è l'occasione per rendere un grande omaggio a Luca Ronconi, che mi accolse in Italia trent'anni fa quando arrivai dalla Germania. Mi ha insegnato tanto e fatto scoprire il teatro italiano. Ora corono il sogno di lavorare qui". Io sono il vento è il dialogo fra due uomini, il primo morto e il secondo in cerca del motivo per cui l’altro abbia deciso di mettere fine alla propria esistenza. In questa messa in scena tutto è sfumato e indefinito, aperto a molteplici letture: la scena è avvolta nella nebbia presumibilmente crepuscolare; l’azione si svolge su una barca. I due personaggi non hanno contorni definiti, i dialoghi sono balbettii e silenzi, l’ambientazione è astratta e rarefatta, in bilico tra sogno e realtà. I personaggi si muovono in un mondo in sospensione. La loro vita si consuma nello squallore di un presente eterno, senza possibilità di riscatto o scosse emotive. Questi  personaggi sono voci e non corpi. Il linguaggio è sfilacciato, stressato, tendente alla ripetizione dei concetti, fatto con parole singole, poche, semplici e basilari, per dire cose fondamentali, non le grandi frasi. Da questi elementi è scaturita una indubbia tensione drammatica che cattura l’attenzione dello spettatore nell’attesa, tradita, di un’emozione. L’uomo rimasto in vita attraverso questo dialogo immaginario riesce a capire molto più in profondità il senso della vita? Ingredienti perfetti ma assemblati  in modo contorto, per un risultato che pare incompleto, che lascia col fiato sospeso, e non per stupore ed emozione.

Visto il 05-03-2015