Prosa
#ITALIANSELFIE

Italiano a chi?

Italiano a chi?

Per Theatre in Action comincia il conto alla rovescia. Quasi venti giorni di spettacoli in uno scenario tra recupero industriale e spazi verdi circostanti. Insomma un luogo in cui non ti imbatti per caso: il teatro non è una pietra d'inciampo, ma una scoperta da andarsi a prendere lì dov'è. E una scoperta è stato anche questo #Italianselfie di Nicola Alberto Orofino e Irene Serini, entrambi figli del Piccolo di Milano, che provano a raccontare gli italiani così come gli italiani amano raccontarsi, ovvero con una quasi assoluta incapacità di farlo.

La Serini è triestina, mentre Orofino è catanese e su questa retta, che unisce e divide un sud troppo sud e un nord che si sgola per essere riconosciuto come tale, si dipana una sconclusionata sarabanda di battute, ripicche, dotte osservazioni, ridicole pretese, ricatti morali e abbracci affettuosi, mentre degli italiani capiamo sempre meno come probabilmente è normale che sia.

Niente antropologia, please
E' forse questa la cifra della performance: spiegare gli italiani con le categorie antropologiche non è roba da teatro. Il teatro è un gioco, suo è il ruolo di suscitare meraviglie e non sciorinare dati, suo è il compito di leggere tra le righe e non scrivere note a piè di pagina. Sullo schermo allora passano frammenti di italiani, al parco come sulla via dello struscio, nel salotto buono della rossa Gabriella o nelle analisi lucidamente inconcludenti di un anonimo barbuto. Con loro giocano i nostri attori in una sorta di doppio scenico che a volte invade per sovrapposizione, come nel caso della telefonata skype tra i due, a volte invece prende le distanze, come per il filmato finale in cui i giovanissimi partecipanti alla residenza del festival leggono stralci de "Il mondo salvato dai ragazzini" di Elsa Morante. Orofino e Serini se ne stanno lì a guardare i musi allegri e spiazzanti di questi ragazzi, ogni commento, sembrano dirci, non può che essere superfluo.

Le strade sono tante
Tante quante sono gli italiani stessi e ognuna di esse è un tentativo per definire chi siamo. L'impressione però è che tante strade stiano battendo anche i nostri due bravi interpreti, tante da generare un pizzico di smarrimento: dagli Intillimani al racconto di campeggi nudisti in una Calabria d'altri tempi, dai siparietti nord-sud al racconto della strage di Capaci cui viene accostata una lirica in dialetto triestino. Una ricerca, è vero, non può accontentarsi di un'unica direzione, ma una costruzione spettacolare a volte ha bisogno di scelte, di procedere per tagli più che per accumulo. Ha bisogno di "scancellare", come ripete spesso la Serini in scena quando baruffa con il suo compagno/alter ego. E sicuramente quando #Italianselfie sarà cresciuto per sottrazione anche molte di quelle strade si saranno assottigliate.

 

Visto il 25-07-2017
al Filanda Motta - Sala Grande di Mogliano Veneto (TV)