Prosa
ITIS GALILEO

PAOLINI tra “rivoluzioni” e modernità

PAOLINI tra “rivoluzioni” e modernità

È andato in scena dal 23 al 26 marzo nel gremito Teatro Goldoni di Venezia, il nuovo spettacolo di Marco Paolini, ITIS Galileo, ideato con la collaborazione di Francesco Niccolini e prodotto da Jolefilm.

Si tratta di teatro di narrazione, genere al quale Paolini ha ormai abituato il suo pubblico, ma, questa volta, più che ad uno spettacolo vero e proprio ci si trova ad assistere ad una sorta di teatro didattico o lezione aperta sulla vita del grande scienziato Galileo Galilei ed il suo secolo, il Seicento; già il titolo, infatti, fa da monito: è uno spettacolo che vuole impegnare per due ore lo spettatore, proiettandolo virtualmente di nuovo sui banchi di scuola ed invitandolo a prestare massima attenzione perché, in un malaugurato caso di  distrazione, potrebbe perdere il filo del discorso… e non si sa mai che, proprio in quel momento, il “prof.” Paolini possa pure “interrogare”, come è successo ad un simpatico signore seduto nelle prime file che si è lasciato coinvolgere nella lettura dei testi scientifici proposti.

Lo spettacolo non tratta solo della figura di Galileo ma racconta e descrive un panorama di teorie e intuizioni molto più complesso: si parte da Aristotele e da Platone, si arriva a Tolomeo e Copernico, Brahe e Keplero, ma in questa storia sono citati in causa anche Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Colombo e Shakespeare (di cui l’attore recita alcuni versi dell’Amleto tradotti in dialetto veneto!) in un continuo gioco di rimandi, forse un po’ troppo intricato per essere seguito interamente e con attenzione costante.

La scena è semplice,  al centro del palco viene calata una grossa mina stile subacquea: “ci sono idee che sono mine vaganti”, dice Paolini spiegandone il significato. Per terra, nascosta nell’ombra del proscenio, attira l’attenzione anche una maschera di commedia dell’arte che diventerà protagonista verso metà dello spettacolo: l’attore la indossa e si cimenta in un temerario tentativo di recitazione de Il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, datato 1632, in stile commedia dell’arte, ripensando idealmente i filosofi dialoganti come due zanni che altro non fanno che “menarsi filosoficamente”.  Il Dialogo, per Paolini, è il più potente canovaccio mai stato scritto e come tale quindi andrebbe letto ed interpretato.

Paolini guarda con ammirazione alla figura di Galileo, padre della modernità; con le sue teorie, le sue scoperte e la sua stessa vita fatta di luci ed ombre, come l’abiura del 1663, rivoluziona il pensiero ed il mondo intero, restando modello ancora oggi valido.

Paolini accompagna lo spettatore in questo complicato viaggio nella storia attraverso la filosofia, l’astrologia, la scienza, la fisica, la letteratura e la magia con la tipica abilità narrativa che lo contraddistingue; in questa occasione, però, preferisce evitare la forma del monologo: con il pubblico, chiamandolo costantemente in causa, instaura un personalissimo dialogo non sempre, necessariamente, sui massimi sistemi.

Visto il 23-03-2011
al Carlo Goldoni di Venezia (VE)