Musical e varietà
JESUS CHRIST SUPERSTAR - XX ANNIVERSARIO

Tornano i mitici anni Settanta

Tornano i mitici anni Settanta

Le letture sul ruolo e sulla figura di Cristo sono e sono sempre state molteplici, spesso differenti fra loro per geografia e per epoca; alcune di esse hanno profondamente caratterizzato un periodo storico, permeate come sono della visione del mondo che proprio detto periodo ha elaborato. Questo è il caso della figura di un Gesù dagli atteggiamenti volutamente dolciastri e dai tratti vagamente buonisti che ci propone ancora oggi un musical che tanto fece scandalo in certi ambienti degli anni ’70 del secolo scorso per la supposta totale umanizzazione della figura del Cristo (sul finale non si accenna neppure alla risurrezione) e per le pulsioni fin troppo terrene che Maddalena prova per lui.
L’impatto che un’opera come Jesus Christ Superstar può avere oggi sul pubblico è radicalmente diverso, la carica rivoluzionaria che lo permeava all’indomani del ’68 è andata del tutto persa e l’attenzione dello spettatore non può che incentrarsi esclusivamente sulla bellezza del tessuto musicale.
Anche la versione italiana, in lingua originale, firmata da Massimo Romeo Piparo ha compiuto vent’anni e questa edizione ne vuole celebrare il successo, riproponendo nei panni di Cristo proprio Ted Neeley, che quel ruolo aveva impersonato nel film di Norman Jewison, datato 1973.
La scenografia è semplice ed efficace: sulla sinistra una piattaforma girevole su cui è posizionata l’Orchestra la quale esegue tutte le musiche dal vivo, sulla destra alcune gradinate di forma curvilinea a ricordare forse un teatro antico, sullo sfondo immagini di siti archeologici classici alternate a scritte con i passi più significativi del testo cantato, a favorire la comprensione da parte di un pubblico non perfettamente anglofono. L’epoca dei costumi è identificabile ovviamente con gli anni ’70 fatta eccezione per la tunica bianca di Gesù e alcuni tratti orientaleggianti degli abiti in pelle nera dei sommi sacerdoti.

Buono il cast vocale. Ted Neeley sa ben dosare una voce che, a parte qualche sbiancatura nel registro basso, in acuto si rivela ancora svettante e convincente. Al suo fianco, davvero ottimo il Giuda - attraverso i cui occhi la vicenda viene vissuta - di Feysal Bonciani, che rivela di possedere uno strumento di tutto rispetto. Molto bene anche i sommi sacerdoti Anna (Paride Acacia) e Caifa (Francesco Mastroianni) giustamente viscidi e insinuanti, per i quali Andrew Lloyd Webber aveva previsto genialmente un contrasto fra l’impiego di una voce da contraltista in unione a quella di un basso per accentuare proprio questo effetto di manifesta ambiguità e doppiezza. Simona Distefano è una bellissima Maddalena dolce nei toni e protettiva nei confronti del Maestro che ella ama. Con loro: Emiliano Geppetti nei panni di un nervoso Pilato, Salvator Axel Torrisi in quelli di un Erode incapace di staccarsi dai giochi dell’infanzia, Mattia Braghiero in quelli dell'apostolo Pietro e Claudio Compagno in quelli di Simone.
Teatro gremito all’inverosimile, grandioso successo di pubblico.

Visto il 13-01-2016
al Ponchielli di Cremona (CR)