KAFKA - LETTERA AL PADRE

Gabriele Linari interpreta…


	Gabriele Linari interpreta…

Gabriele Linari interpreta l’opera più sincera e priva di maschere di Franz Kafka. Nella sua lettera al padre, uomo sentito per tutta l’esistenza come “il vero Kafka”, un termine di paragone inarrivabile, l’autore ceco non fa più ricorso a stratagemmi letterari per descrivere il suo dramma interiore e si svela con schiettezza in un’autobiografia, che viene qui sapientemente intervallata da estratti di altre sue opere, spezzando il ritmo e rendendo ancora più vivo e penetrante il monologo.

Eseguire una rappresentazione del genere senza risultare banali e annoiare il pubblico, è lavoro assai difficile: Linari ci riesce egregiamente, incantando lo spettatore col suo volto caratterizzato da grande forza espressiva, con le mani e la gestualità trascinante, giocando continuamente con la voce che gli permette di diventare due, tre, infiniti personaggi.

Si gioca abilmente anche con le luci e con le musiche (la scelta di Jontom è azzeccatissima) nonché con le ombre sui muri; si fa uso con originalità e fantasia di inaspettati oggetti in scena: un secchio, dei libri, due ombrelli, oggetti che, nelle mani del protagonista, sembrano acquisire un’anima. E poi una scala, sotto la quale il Kafka bambino si rifugia ed in seguito, più adulto, si arrampica, solo per ricadere ogni volta in una direzione diversa. Di certo non è così agile e sportivo che si immaginerebbe il gracile e malaticcio autore, ma questa non è tanto l’interpretazione di un personaggio, quanto la messa in scena dei moti interiori dell’animo e dei suoi turbamenti.

Il protagonista non sta quasi mai fermo e fa ricorso a continue trovate simboliche. Interessante all’inizio, la scelta di parlare mentre si deterge con dell’acqua, riportandoci, probabilmente, alla fissazione per la pulizia ed il cattivo rapporto con la fisicità. La narrazione avanza, intensa, forte, viscerale, raggiungendo picchi di drammaticità che commuovono.

Visto il 15-01-2009
al Due di Roma (RM)