Prosa
KAFKA SULLA SPIAGGIA

“Kafka sulla spiaggia”, tratt…

“Kafka sulla spiaggia”, tratt…
“Kafka sulla spiaggia”, tratto dall’omonimo romanzo di Murakami Haruki, messo in scena da Kuniaki Ida, ha debuttato il 27 maggio 2009 al Teatro Arsenale. Per la messa in scena di questo spettacolo c’erano due questioni principali da affrontare. Da una parte l’adattamento drammaturgico di un testo narrativo: un lungo e complesso romanzo dal sapore sognante, amaro e a tratti confuso, che sviscera la mente umana e i sentimenti; dall’altra la creazione di uno spettacolo fatto di temi sottili, senza corpo, come la memoria, il ricordo, il sogno. Due imprese enormi e complesse. Il testo si difende: le parole di Murakami Haruki risuonano forti, mantengono tutta la loro potenza evocativa, narrativa, romantica ed essenziale. La trasposizione teatrale di “Kafka sulla spiaggia” ne coglie l’essenza, la natura fluttuante e in movimento. Lo spettacolo inizia con un ragionamento sul destino che ci colpisce come una tempesta di sabbia alla quale spesso non possiamo opporci, perché parte di noi stessi: una dichiarazione di intenti. Il filo narrativo dello spettacolo mantiene la cronologia del libro, anche se risulta in alcuni punti oscuro a chi non ha letto il romanzo. Resta comunque un testo che, per quanto non sempre comprensibile, immerge lo spettatore in un flusso poetico, di profonda riflessione sul tempo, il destino, la memoria e la forza dei ricordi (come afferma Murakami Haruki: “la vita senza ricordi sarebbe disadorna”). La messa in scena di Kuniaki Ida ha per contro capovolto alcune parti del libro. Ci sono indubbiamente letture interessanti, per esempio è un unico attore (Giovanni Calò) ad interpretare sia il protagonista - il Kafka del titolo, ragazzo quindicenne scappato di casa e perseguitato da una profezia analoga a quella di Edipo – che il vecchio Nakata – anziano e curioso signore, vittima in gioventù di un misterioso incidente che lo ha reso “vuoto”, capace di parlare coi gatti. Nel romanzo i due appaiono legati da un destino comune che si compie in parallelo in una sorta di dimensione altra, non direttamente sperimentabile nella vita quotidiana. Secondo la profezia, solo per fare un esempio, dovrebbe essere Kafka a uccidere il padre, mentre è invece Nakata ad accoltellarlo, anche se il sangue del delitto si trova alla fine sulla camicia del ragazzo. Un unico attore in scena per entrambi i ruoli accresce la dimensione di scambio, intersezione, slittamento tra i piani delle diverse realtà. Curiosa anche la scelta di rendere Johnnie Walker (in qualche modo l’alter ego del padre di Kafka, ucciso da Nakata) una donna (Lorena Nocera, più convincente e toccante nella parte dell’insegnante che racconta dell’incidente di Nakata, quando era bambino). Altre letture registiche non risultano altrettanto pregnanti e dense di domande, come la scelta di rendere la signora Saeki (Claudia Lawrence) materna, confidente e a tratti quasi fuori di testa. Nel romanzo la signora Saeki è una donna elegante, severa, estremamente attenta e posata, che ha ragionato già su tutta la sua vita e le sue implicazioni, mai colta alla sprovvista; nello spettacolo appare come colei che viene invece portata al ragionamento da altri personaggi, quasi vittima di un destino di cui non è pienamente consapevole, più attiva ed estroversa. Tra i personaggi secondari spicca il divertente e spigliato Hoshino (Danilo Attanasio), giovane camionista che accompagna Nakata a compiere il suo destino. Uno spettacolo che calca sulla sovrapposizione dei piani del reale e dell‘invisibile più che sull’approfondimento dei caratteri; si continua a sbordare tra la realtà e il sogno, l’evento e l’immaginazione, anche con l’aiuto di una sonorizzazione (a cura di Walter Prati) che gioca sui contrasti e sugli effetti inaspettati (non altrettanto si può dire del video, didascalico e superfluo). “Kafka sulla spiaggia” è un tentativo di raccontare in teatro un viaggio. Un viaggio interiore e profondo. Il viaggio, continuo e tormentato, dentro se stessi. Sei gli attori in scena, il cui compito è presentare dei problemi, non dare risposte. Come afferma l’autore del libro in un’intervista “non è importante scoprire se i miei protagonisti trovano o meno quello che cercano (…), mi interessa il processo della ricerca (…). Ricerca significa anche speranza”. La regia, gli attori, la scena, il suono hanno cercato di fare lo stesso: presentare problemi, lasciare aperte porte, sicuramente far discutere gli spettatori, all’uscita dal teatro, su ciò che avevano appena visto. "Kafka sulla spiaggia" Teatro Arsenale, Milano 28 maggio 2009 in scena fino al 14 giugno 2009
Visto il
al Arsenale di Milano (MI)