Paesaggi esotici, evocazioni sprannaturali, promesse d’amore che soccombono di fronte alla seduzione del potere, sentimentalismo e tragedia: “La Bayadère”, balletto su musica di Ludwig Minkus con soggetto e coreografia di Marius Petipa, contiene tutti gli elementi della tradizione tardo-romantica. La versione portata in scena al Teatro Carlo Felice di Genova dal Teatro Statale e Federale dell’Opera e del Balletto di Ekaterinburg è dal punto di vista filologico fedele a quella in uso al Teatro Marinskij di San Pietroburgo, con un finale aperto al sogno.
Solor, il guerriero traditore innamorato della danzatrice del tempio Nikya, si addentra con lei nel Regno delle Ombre. Stordito dall’oppio e in preda al rimorso, ritroverà la sua amata in una dimensione onirica e al tempo stesso salvifica.
Balletto destinato a grandi stelle, nel ‘900 “La Bayadére” è banco di prova di Anna Pavlova, Tamara Karsavina, Natalia Makarova, Sylvie Guillem, Alessandra Ferri, Svetlana Zakharova, che ne hanno fornito cratterizzazioni espressive diverse.
Il Corpo di Ballo del Teatro Statale e Federale di Ekaterimburg, pur non contando su una star internazionale nel ruolo di Nikya, riesce tuttavia a rendere, attraverso l’interpretazione della convincente Elena Kabonova, gli aspetti a tratti gioiosi a tratti drammatici della narrazione, le sfumature più sensuali o eteree del personaggio.Al suo fianco, nel ruolo del guerriero Solor, l’eccellente Ilija Borodulin.
Nell’ambito di un allestimento equilibrato e rispettoso della tradizione, il balletto scorre veloce fra momenti corali e parti solistiche, divertissement festosi con danze di carattere briose e la struggente danza di Nykia morsa dal serpente: espressiva, passionale, emozionante.
Ma è il ballet blanc la fortuna dell’opera: l’atto conclusivo che accompagna lo spettatore dalla dimensione terrena alla dimensione soprannaturale del Regno delle Ombre. Questa parte, che vede scendere lentamente in fila le danzatrici illuminate dalla pallida luce lunare, se in alcuni punti è stata perfetta, come nei port des bras eseguiti a terra, in altri momenti non ha mostrato la precisione, la sincronia e la linearità richieste dalla coreografia.
L’ingresso delle ombre in scena, forse anche a causa di costumi che non svelano la pulizia e l’eleganza del movimento, non ha raggiunto le vette d’ipnotica perfezione che il pubblico si aspettava da una compagnia di tradizione russa. Nel complesso però, grazie alle convincenti interpretazioni dell’adagio, del passo a due degli innamorati protagonisti e delle variazioni femminili, anche l’ultimo atto è stato apprezzato, costituendo il momento conclusivo di un capolavoro coreografico che la compagnia ha saputo interpretare con padronanza.
Danza
LA BAYADèRE
Al Carlo Felice "Bayadère" filologica e sognante
Visto il
17-10-2014
al
Carlo Felice
di Genova
(GE)