Il programma di collaborazione tra il Teatro alla Scala di Milano e il Bolshoi di Mosca, iniziato nel 1963, ha portato al Piermarini uno dei balletti più raffinati dei teatri imperiali russi.
Il programma di collaborazione tra il Teatro alla Scala di Milano e il Bolshoi di Mosca, iniziato nel 1963, ha portato al Piermarini uno dei balletti più raffinati dei teatri imperiali russi.
Sono passati ben undici anni da quando il Bolshoi ha presentato agli Arcimboldi La Figlia del Faraone e il Limpido Ruscello.
Dal palazzo del Rajah al regno delle ombre
La Bayadère è uno dei titoli meno rappresentati in occidente, sia a causa dell'elevato numero di ballerini necessari per la messa in scena sia perché la loro perfezione non può essere inferiore a quella dei primi ballerini e dei solisti. Il regno delle ombre, che in Europa è approdato per la prima volta a Parigi nel 1961 con la coppia Makarova-Nureyev, anche ieri sera ha emozionato il pubblico con la sua atmosfera onirica. Le trentadue ballerine (in qualche versione addirittura sessantaquattro a raffigurare un quadrato perfetto) entrano una alla volta ripetendo la stessa sequenza di arabesque e alludono idealmente al serpente che nel secondo atto ha morso Nikiya, la sensualissima Alëna Kovalëva.
Il confronto degli allestimenti e della coreografia con l’ormai consolidata versione dell’Opera di Parigi rimontata nel 1992 da Nureyev quando ormai si stava spegnando è imprescindibile. La prima cosa che balza all’occhio è la differenza di cromatismo, in particolare nei costumi: le tinte scelte da Nikolaj Šaronov sono tenui e delicate, per certi versi poco indiane verrebbe da dire, ma non per questo meno apprezzabili.
Jacopo Tissi punta di diamante scaligera tra i russi
Applauditissimo Jacopo Tissi (Solor) in coppia con Kristina Kretova (Gamzatti). Il ventitreenne di formazione scaligera sta per certi versi seguendo l’itinerario già tracciato quasi mezzo secolo fa da Liliana Cosi, Luciana Savignano e Anna Maria Prina per le quali il Bolshoi era divenuto la seconda casa.
Jacopo Tissi ha nelle gambe un bellissimo lavoro di batteria aiutato da uno splendido baloon: le variazioni sono state perfette e la giovane età lo aiuta a dare l’impressione di poter vincere la forza di gravità. Kristina Kretova tecnicamente molto forte, ha dei giri bellissimi come dimostrato nella coda del passo a due.
Grandioso Vjačeslav Lopatin nella parte dell’Idolo d’oro, anche se ha avuto un momento di incertezza nella diagonale: il fisico scultoreo del potente ballerino moscovita con pettorali e quadricipiti ben disegnati ha creato un piacevole contrasto con quello delle giovani allieve milanesi che lo attorniavano.
La coreografia di Grigorovič è rimasta piacevolmente fedele a quella di Petipa nelle danze dei nastri, dei ventagli, dei pappagalli, della brocca e nel pas d’action a chiusura del secondo atto.
La questione del quarto atto
La versione originale di Bayadère che aveva debuttato a San Pietroburgo nel gennaio 1877 con la coreografia di Marius Petipa e che aveva riscosso da subito un indiscutibile successo, prevedeva anche un quarto atto. Dalla sua prima messa in scena i tagli e le aggiunte sono state numerose; inizialmente infatti non esisteva nemmeno la variazione dell’Idolo d’oro. Il più eclatante cambiamento è stato comunque la soppressione totale del quarto atto, avvenuta negli anni del regime sovietico: la rovinosa caduta del tempio e il viaggio di Solor e Nikiya verso la felicità ultraterrena venne cassato ufficialmente per difficoltà tecniche di rappresentazione, più verosimilmente il nome dell’ateismo comunista. Pur capendo le odierne difficoltà di spesa nell’allestire una scena ulteriore, sarebbe stato bello vedere rimontato ancora una volta questo atto che giace nel limbo, peraltro andato in scena nel non lontano 1991 al Bolshoi di Mosca sotto la direzione dello stesso Grigorovič.
Con il maestro Pavel Sorokin sul podio a dirigere l’orchestra, in sala abbiamo visto molti ex danzatori e persone celebri tra cui proprio Anna Maria Prina, e Carla Fracci con il marito Beppe Menegatti.
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La recensione di Sonia Baccinelli