Lirica
LA BOHèME

Alti e bassi ne “La bohème” del Teatro Verdi di Padova

La bohème
La bohème © Teatro Verdi di Padova

La bohème di Puccini va in scena al Teatro Verdi di Padova, ad aprire la sua stagione lirica 2023 in un allestimento nuovo di zecca, in coproduzione con i teatri di Treviso e Rovigo. Ma porta con sé vari motivi di delusione. 

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA


Primo, la scenografia di Fabio Carpene che piazza in mezzo al palcoscenico un brutto ponteggio metallico a tre piani, come quelli che avvolgono gli edifici in costruzione, con qualche oggetto d'arredo e qualche pannello di tela dipinta. Giusto per dare senso ad un'installazione tuttofare che di senso ne avrebbe ben poco. 


Secondo, in veste di regista Bepi Morassi muove i personaggi seguendo più o meno le didascalie librettistiche, senza troppi lampi di inventiva, senza troppa fantasia, seguendo un consolidato mestiere. Con qualche inciampo, come ambientare la soffitta al piano di mezzo, mettendo i cantanti così in alto ed arretrati, da farli sentire assai poco. O portare la folla del Quartier Latino in disordine caotico in sala (addio coordinamento con la buca), oppure sostituire la parata della banda al Quartier Latino con un defilé dei sei amici e dei camerieri di Momus. 

Terzo, i costumi non firmati, sono un po' raffazzonati, non certo belli, evidentemente d'atelier sartoriale. Quanto alle luci... stendiamo un velo pietoso. Fari accesi a caso, Marcello lasciato a cantare per un pezzo nel buio.

Claudia Pavone e Davide Tuscano

Orchestra e direttore così così...

Non è finita. L'Orchestra di Padova e del Veneto non è usa all'opera, e si sente. Non ha morbidezza, né leggerezza, insomma non sa 'cantare'. E non l'aiuta certo la bacchetta di Alvise Casellati, che non ne tiene serrati i ranghi, acconsentendo a non poche slabbrature strumentali. Ma poi tutta la direzione in sé non evidenzia una sua logica; né ha carattere, né fantasia, procedendo sfocata e scabra. 

Il maestro padovano adotta per di più tempi non sempre congrui – la scelta dei tempi, nel teatro pucciniano, è sempre affare spinoso – che paiono impostati come va va. Resta la consolazione d'una compagnia di belle voci radunata per l'occasione. Giustamente giovanili, ben affiatate, impegnate in un bel gioco d'incastri.

Claudia Pavone e Davide Tuscano

Un tenore giunto di corsa

Indisposto Stephen Costello, l'ha sostituito di corsa Davide Tuscano, peraltro senza problemi di sorta: si era già preparato per le successive recite trevisane, previste di qui a una settimana. Il pubblico in sala, sbadatamente, è stato però avvisato solo nell'intervallo. Molto carezzevole e calda la voce, sobri e giusti gli accenti, il fraseggio ben studiato, il personaggio appassionato ed misurato al tempo stesso: un Rodolfo di indubbia classe, quello del giovane tenore calabrese, che ti prende al cuore. 

Claudia Pavone replica per noi, con la sua dolcissima e tenera Mimì, il suo bell'exploit all'ultimo Festival Pucciniano. Il personaggio della minuta gaia fioraia è pressoché perfetto, tutto in lei è pienamente centrato, senza inutili svenevolezze e deliqui; coniugando nel personaggio languido abbandono sentimentale ed un canto intenso ed elegante, dalla linea elegantemente rifinita. La Musetta di Giulia Mazzola sembra un po' troppo spiritata, un po' sopra le righe, però vocalmente è senz'altro all'altezza del compito.

Tre voci dall'altra parte dell'Oceano

Le tre voci che completano il quartetto d'amici - artisti, filosofi e scrittori senza quattrini – ci giungono tutte dal Sud America. La figura di Marcello trova nel baritono cubano Jorge Nelson Martinez González una voce rotonda e gradevole, amabilmente timbrata, prodiga nel suono ed omogenea nella gamma. 

Il baritono costaricano William Hernàndez conferisce corpo, vivacità e vivido carattere al suo Schaunard; il basso messicano Alejandro López canta a fior di labbro il suo Colline, mostrandosi interprete autorevole e ben fermo nell'emissione.

Nei ruoli di contorno, troviamo innanzitutto il bravo Enrico di Girolamo, Benoît e Alcindoro. Bruno Nogara è Parpignol, Francesco Toso e Stefano Lovato sono i due doganieri, Roberto Capovilla il venditore. Il Coro Lirico Veneto, diretto da Giuliano Fracasso, vacilla e vocifera un po'. Meglio vanno le Voci Bianche A.Li.Ve. preparate da Paolo Facincani.
 

Visto il 20-10-2023
al Verdi di Padova (PD)