Come terzo titolo in cartellone il Macerata Opera Festival 2024 ripropone quest'anno la splendida Bohème nell'allestimento ideato nel 2012 proprio per l'Arena Sferisterio da Leo Muscato, con il quale il regista aveva vinto il XXXII premio Abbiati.
Un ospedale per Mimì
L'azione viene trasposta negli anni Settanta del secolo scorso, il momento storico delle rivolte giovanili e operaie, il periodo in cui viene esaltato uno stile di vita che vagamente potrebbe richiamare quello bohémienne della Parigi degli anni Trenta dell'Ottocento.
Belli i costumi di Silvia Aymonino: pantaloni a zampa, abiti dai colori sgargianti, enormi parrucche ricciute; il tutto perfettamente in linea con il resto dell'allestimento.
Il primo quadro nella soffitta prevede un letto singolo e uno a castello, sedie e poltroncine scompagnate, una cyclette e tante tele colorate; Marcello dipinge a terra utilizzando uno spazzolone quadri vagamente surrealisti, Rodolfo scrive a macchina, Schaunard suona la chitarra elettrica.
Party di Natale per il secondo quadro con il coro che danza su cubi zebrati, bambini con cappelli da Babbo Natale e atmosfera generale scanzonata sottolineata dall'ingresso di Musetta, degno di una famme fatale, la quale giunge accompagnata da ballerini adorni di buffe canottiere zebrate in tinta con gli arredi.
Il terzo quadro si svolge, invece, nel corso di uno sciopero generale con relativa serrata delle Fonderie d'Enfer: sul muro di fondo tele inneggianti alla rivolta; sul palcoscenico barricate, fili spinati, polizia in tenuta antisommossa. Rodolfo dorme in un camioncino parcheggiato di fronte ai cancelli della fabbrica, Mimì si nasconde dietro una semplice panchina posta sul piazzale antistante lo stabilimento.
Per il quarto quadro si torna finalmente nella soffitta che sta per essere sgombrata dai suoi occupanti, intenti ad impacchettare le ultime cose; all'ingresso di Musetta l'ambientazione cambia di colpo: Mimì è portata in scena su un letto d’ospedale e l'azione si sposta, in modo a dire il vero un po' troppo brusco, proprio all'interno di un nosocomio con medici, suore, infermiere che inizialmente tentano di scostare i protagonisti dal letto della degente la quale di lì a poco spirerà, e sarà immediatamente allontanata dal personale sanitario che lascerà soli nella disperazione gli amici, illuminati da una fredda luce bianca.
Davvero brava Alessandra De Angelis, che per l’occasione ha ripreso la regia, a cogliere e rendere con efficacia i particolari psicologici di ogni personaggio in una fluidità di insieme che permette all'ingranaggio di muoversi in modo armonico e con grande fluidità.
Ottimi l’aspetto canoro e musicale
Mariangela Sicilia veste i panni di una Mimì dalle caratteristiche timbriche affascinanti, unite a una fluidità e naturalezza di fraseggio davvero pregevoli. La voce è solida in ogni registro, la tecnica impeccabile, ma sono soprattutto le delicatissime mezzevoci, davvero raffinate nell’ultimo quadro, che le consentono di dare anima al suo personaggio, senza tuttavia mai scivolare in patetismi eccessivi.
Sul fronte femminile bene anche la Musetta di Daniela Cappiello L'omogeneità della linea di canto e la notevole presenza scenica sono le carte vincenti che le consentono di tratteggiare al meglio la figura di una ragazza brillante e civettuola la cui levità avrà una brusca battuta d’arresto, come si sa, sul finale.
Valerio Borgioni è un Rodolfo innamorato, dall’ardente slancio giovanile, caratterizzato da un bel colore di voce e da un’emissione sempre perfettamente calibrata; ottime le dinamiche, morbida la linea di canto, non comune la verve recitativa.
Bel timbro baritonale giustamente caldo e scuro per l’efficace Marcello di Mario Cassi, aria della zimarra eseguita con garbo e delicatezza di accenti per quanto concerne il Colline di Riccardo Fassi, buona cura del fraseggio per il brioso Schaunard di Vincenzo Nizzardo. Buoni anche tutti i comprimari tra cui spiccano Giacomo Medici (Alcindoro) e Alessandro Pucci (Parpignol).
L'Orchestra e la Direzione
Valerio Galli alla direzione dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana mette sapientemente in luce tutti i colori della partitura pucciniana, offrendone una lettura al contempo elegante ed intensa che sa ben guidare l’ascoltatore dagli iniziali toni di giovanile incoscienza ai vibranti accenti di straziante lirismo finale.
Di qualità anche le prestazioni del Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” e dei Pueri Cantores “D. Zamberletti”, preparati rispettivamente da Martino Faggiani e Gian Luca Paolucci.