Il teatro La Fenice di Venezia, in occasione del novantesimo anniversario della morte, ha voluto dedicare a Giacomo Puccini un progetto che vede, tra aprile e maggio, la messa in scena dei tre titoli centrali del catalogo del grande maestro toscano: si comincia con La Bohème nell’allestimento del 2011 firmato Francesco Micheli, per proseguire poi con la Madama Butterfly del 2013 con la regia di Àlex Rigola e terminare con un nuovo allestimento di Tosca curato da Serena Sinigaglia.
Lo spettacolo di Micheli, per la cui descrizione rimando all’esaustiva recensione scritta nel 2011 da Francesco Rapaccioni e reperibile sul sito (https://www.teatro.it/spettacoli/la_fenice/la_boheme_929_18819), si inserisce nel solco della tradizione e focalizza l’attenzione sulla condizione dei giovani bohémiens di fine Ottocento, sottolineandone le relazioni con quella contemporanea di cui essa è presupposto e preludio. Attraverso una serie di scelte registiche efficaci e con l’aiuto delle ottime soluzioni scenotecniche pensate da Edoardo Sanchi, Micheli riesce ad allestire uno spettacolo vivace, che non distoglie mai l’attenzione dello spettatore dalla musica, ma che contemporaneamente emoziona e commuove.
Carmen Giannattasio è una Mimì intensa, al tempo stesso forte e sentimentale, che domina costantemente la scena con la propria personalità; la voce è ricca di armonici e colori, solida nel registro acuto come in quello grave, il fraseggio è curato. Al suo fianco Matteo Lippi interpreta un Rodolfo non troppo passionale e talvolta un po’ rigido sulla scena: la voce squilla, l’emissione è corretta, il timbro gradevole, ma il volume appare un po’ dimesso. Francesca Dotto è una Musetta giustamente civettuola, maliziosa nella sua sensualità un po’ provocante, vocalmente controllata. Molto buono l’esuberante Marcello di Julian Kim: la voce è estesa in ampiezza, l’emissione pulita e ben calibrata. Accanto a lui Andrea Mastroni è un ottimo Colline dal timbro brunito e Armando Gabba uno Schaunard dall’eccellente presenza scenica. A completare il cast il Benoit di Matteo Ferrara, l’Alcindoro di Andrea Snarski, il Parpignol di Giovanni Deriu. Puntuali il coro del teatro La Fenice, preparato da Claudio Marino Moretti e i Piccoli Cantori Veneziani, preparati invece da Diana D’Alessio.
Direzione di grande respiro per Jader Bignamini che ha dato una lettura sobriamente drammatica della partitura e, aiutato dall’ottima prestazione fornita dall’orchestra del teatro La Fenice, ha saputo produrre sonorità fluide e al tempo stesso corpose, con l’unico pecca di trascurare talvolta una perfetta sintonia col palcoscenico.
Teatro per lo più frequentato da stranieri in visita a Venezia che hanno mostrato di apprezzare lo spettacolo e non hanno lesinato in applausi.