Lirica
LA BOHèME

Tornano i mitici anni Settanta!

Tornano i mitici anni Settanta!

La stagione 2015 del Teatro Ponchielli di Cremona prende il via con un allestimento de La Bohème ormai più che celebre, ideato nel 2012 da Leo Muscato per lo Sferisterio di Macerata e con il quale il regista vinse il premio Abbiati, spettacolo adattato ovviamente in questa occasione per un teatro il cui palcoscenico non abbia quelle dimensioni così cospicue, caratteristiche della splendida arena maceratese, apportandovi tuttavia solo lievi modifiche.

L'azione viene trasposta negli anni Settanta del secolo scorso, il momento storico delle rivolte giovanili e operaie, il periodo in cui viene esaltato uno stile di vita che vagamente potrebbe richiamare quello bohémienne della Parigi degli anni Trenta dell'Ottocento. Belli i costumi di Silvia Aymonino: pantaloni a zampa, abiti dai colori sgargianti, enormi parrucche ricciute, tutto perfettamente in linea con il resto dell'allestimento. Nella soffitta due letti singoli e uno a castello, sedie e poltroncine scompagnate, una cyclette e tante tele colorate; Marcello dipinge quadri vagamente surrealisti, Rodolfo scrive a macchina, Schaunard suona la chitarra elettrica. Party di Natale per il secondo quadro con il coro che danza su cubi zebrati, bambini con cappelli da Babbo Natale e atmosfera generale scanzonata, sottolineata dall'ingresso di Musetta, degno di una famme fatale, la quale giunge accompagnata da ballerini adorni di buffe canottiere zebrate in tinta con gli arredi. Il terzo quadro si svolge durante uno sciopero generale e relativa serrata delle Fonderie d'Enfer: sul fondo un telo inneggiante alla rivolta, sul palcoscenico barricate, fili spinati, polizia in tenuta antisommossa. Rodolfo dorme in una tenda da campeggio, che sostituisce in questo riadattamento il camioncino pensato per lo Sferisterio; Mimì si nasconde dietro una semplice panchina posta sul piazzale antistante lo stabilimento. Per il quarto quadro si torna nella soffitta, la quale sta per essere sgombrata dai suoi occupanti, intenti ad impacchettare le ultime cose; all'ingresso di Musetta l'ambientazione cambia di colpo: Mimì viene portata in scena su un letto di ospedale e l'azione si sposta, in modo a dire il vero un po' troppo brusco, proprio all'interno di un nosocomio con medici, suore, infermiere che inizialmente tentano di tenere i protagonisti lontani dal letto della degente la quale di lì a poco in quel letto bianco spirerà, lasciando soli e nella disperazione gli amici, quasi pietrificati e illuminati da una fredda luce bianca. Davvero bravo Leo Muscato a cogliere e rendere con efficacia i particolari psicologici di ogni personaggio in una fluidità di insieme che permette all'ingranaggio di muoversi senza intoppi. Positiva la variazione sul finale in cui il cadavere di Mimì, in questa versione, viene semplicemente coperto con un lenzuolo dal personale della clinica e non, come era in origine, bruscamente trasportato dagli infermieri fuori scena sul letto di morte.

Maria Teresa Leva è una Mimì dolce e delicata, dotata di un vocalità davvero piacevole e di una buona proiezione; qualche leggera sbiancatura in acuto viene compensata da una buona attenzione per le mezze voci e da un legato più che discreto. Al suo fianco il simpaticissimo e spensierato Rodolfo di Matteo Falcier che mostra grandi doti sceniche, evidenziando però al contempo anche una linea di canto un poco altalenante; il timbro è comunque gradevole e la voce è dotata di una sonorità di tutto rispetto. Un po’ piatta la Musetta di Larissa Alice Wissel che, nonostante le indubbie doti canore, ha stentato a dare spessore al proprio personaggio, puntando su un’emissione sempre un po’ troppo ‘muscolare’ e a volte generica negli accenti. Buona la prova di tutti i comprimari: vigoroso il Marcello di Sergio Vitale, sempre attento alle varie dinamiche; dolce, ma al contempo priva di inutili fronzoli la “vecchia zimarra” di Alessandro Spina, che si è espresso nei panni di un efficace Colline; ben delineato lo Shaunard di Paolo Ingrasciotta. Con loro Paolo Maria Orecchia nel doppio ruolo di  Benoît e Alcindoro.

Direzione appassionata e passionale per un Giampaolo Bisanti in splendida forma che ha saputo, durante tutta la serata, trarre dall’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano un suono rotondo fluido e pulito, mostrandosi sempre attento a mettere in luce al massimo grado colori e dinamiche pucciniane e gettando, al contempo, sempre uno sguardo vigile al palcoscenico. Davvero ottime le prove del Coro di OperaLombardia preparato da Antonio Greco e del Coro di Voci Bianche dell'Istituto Monteverdi di Cremona – progetto Mousiké preparato, invece, da Hector Raul Dominguez.

Visto il 07-10-2015
al Ponchielli di Cremona (CR)